Secondo la stima preliminare effettuata dall’ISTAT, nel primo trimestre del 2021 l’economia italiana ha subito una nuova contrazione, anche se più contenuta rispetto a quella registrata nell’ultimo trimestre dell’anno passato. Il Pil è diminuito dello 0,4% rispetto all’ultimo trimestre del 2020 e dell’1,4% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. Gli effetti sull’economia delle misure adottate in contrasto all’emergenza sanitaria hanno penalizzato in particolare il settore terziario. Infatti, la stima preliminare, che ha natura provvisoria, se da una parte evidenzia l’espansione del settore agricolo e dell’attività industriale, dall’altra indica una contrazione dei servizi.
A marzo aumenta l’occupazione
L’analisi ISTAT, rileva come, anche nel mese di marzo, prosegua la lieve crescita dell’occupazione registrata a febbraio. Il dato è consolidato dalla diminuzione delle persone disoccupate, ma anche di quelle inattive. La crescita dello 0,2 % dei posti di lavoro, pari a + 34 mila unità, coinvolge gli uomini, i dipendenti a tempo determinato e gli autonomi. Per quanto riguarda le varie classi d’età, l’unica per cui si osserva un calo è quella che va dai 35 ai 49 anni. Tuttavia, a fronte di una crescita generale dell’occupazione, si registrano meno posti di lavoro per le donne e per i dipendenti a tempo indeterminato.
Dati negativi rispetto ad un anno fa
Nonostante il dato positivo rispetto ai precedenti 30 giorni, il confronto con febbraio 2020, ultimo mese prima che la pandemia iniziasse a colpire il mondo del lavoro, rimane impietoso. Gli occupati sono quasi 900 mila in meno, con un tasso di occupazione più basso di 2 punti percentuali. Tutti i gruppi di popolazione analizzati hanno registrato un calo nei posti di lavori, ma i più colpiti sono stati i dipendenti a termine (-9,4%), gli autonomi (-6,6%) e i lavoratori più giovani (-6,5% tra gli under 35). Sempre rispetto al febbraio dell’anno passato, nonostante il numero di disoccupati risulti stabile, il tasso di disoccupazione aumenta dello 0,4 % e gli inattivi sono 650 mila unità in più, per un tasso di inattività che sale di 2 punti percentuali.