Coronavirus, tutta
l’Italia “zona protetta”

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto “Io resto a casa”,  l’Italia è il primo stato al mondo con restrizioni su tutto il territorio nazionale, per contenere l’epidemia di Coronavirus.

La notizia va in primo piano a livello internazionale: 60 milioni di persone in «lockdown».

 

Apertura del sito della BBC

Stop agli spostamenti, scuole chiuse fino al prossimo 3 aprile, blocco di ogni manifestazione sportiva ed estensione delle misure anti-contagio già in vigore per la Lombardia e altre 14 province, fatte salve «comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o per motivi di salute».

Le nuove misure prevedono anche «un divieto degli assembramenti all’aperto e in locali all’aperto», lo stop al campionato di Serie A, alle manifestazioni sportive in genere e la chiusura in tutta la Penisola di palestre e impianti sciistici.

L’APPELLO DEL PREMIER CONTE

«Oggi è il momento della responsabilità. Non possiamo abbassare la guardia». L’appello arriva dal premier Giuseppe Conte, corso di una conferenza stampa convocata a Palazzo Chigi alle 21.30 del 9 marzo.

https://www.facebook.com/GiuseppeConte64/videos/200926397811043/UzpfSTEwMDAwMTc1MTgwMDI0OToyNzQ0MDYxOTg4OTk1NTAx/

 

Dunque lo “stare a casa” diventa imperativo. Si fermano  ovunque cinema, teatri, palestre, matrimoni, funerali e nel weekend anche i centri commerciali. Garantita l’apertura di negozi di alimentari e farmacie: si può uscire di casa per fare la spesa.

FONTANA: “CHIUDERE TUTTO”

Se il Presidente del Consiglio specifica che non esiste più una distinzione «tra zona 1 e zona 2» come previsto del provvedimento dell’ 8 marzo, il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana chiede il “coprifuoco assoluto”.

L’esigenza di misure ancora più stringenti emerge dall’incontro, avvenuto in videoconferenza, tra i sindaci dei comuni capoluogo di provincia della Lombardia. La richiesta al Governo è ben precisa: chiudere tutta la Lombardia per affrontare al meglio il periodo di crisi.

«È il tempo della fermezza – ha dichiarato Fontana al termine della riunione – e chiediamo di chiudere tutto adesso (tranne i servizi essenziali) per ripartire il prima possibile. Le mezze misure, l’abbiamo visto in queste settimane, non servono a contenere questa emergenza».

A fargli eco anche l’assessore regionale al Welfare lombardo, Giulio Gallera: «Chiudere per 15 giorni interamente almeno la Lombardia può servire a ridurre o bloccare la diffusione del virus, lo dicono gli esperti. Perché noi altri 15 o 20 giorni con una crescita così forsennata delle persone nei pronto soccorso e nelle terapie intensive non li reggiamo, non li regge la Lombardia e non li regge l’Italia».

CORONAVIRUS, COSA È VIETATO IN TUTT’ ITALIA

Queste le regole previste dal Dpcm del 9 marzo e valide fino al 3 aprile 2020.

  • È vietata ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico;
  • Sono sospesi gli eventi e le competizioni sportive, eccetto quelli internazionali che potranno svolgersi a porte chiuse;
  • Lo sport all’ aperto è ammesso purché si rispetti la distanza di un metro tra le persone;
  • Va evitato lo spostamento di persone fisiche (non delle merci) se non per “comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o motivi di salute”. È consentito il ritorno a casa;
  • Chi ha più di 37,5 gradi di febbre è “fortemente raccomandato” a  rimanere a casa;
  • Chi è in quarantena deve rimanere a casa;
  • Agevolare le ferie e i permessi per i dipendenti;
  • Sono chiusi gli impianti sciistici;
  • Sono sospesi gli eventi, compresi quelli culturali, ludici, sportivi, religiosi e fieristici;
  • Sono sospese le attività in asili, scuole, università;
  • Sono sospese le cerimonie civili e religiose, compresi i funerali;
  • Le attività di ristorazione e bar sono consentite dalle 6 alle 18, ma va mantenuto un metro di distanza tra le persone;
  • Le altre attività commerciali sono consentite purché si rispetti la distanza di un metro;
  • Nelle giornate festive e prefestive sono chiuse le medie e grandi strutture di vendita (centri commerciali e mercati);
  • Sono sospese le attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri termali, centri sociali e ricreativi;
  • Sono sospesi gli esami alla Motorizzazione Civile.
QUALI GLI SPOSTAMENTI CONSENTITI CON L’AUTOCERTIFICAZIONE

Per spostarsi  è d’obbligo presentare ai controlli l’autocertificazione che attesti il motivo in deroga alle direttive di ridurre il più possibile il movimento da un’area all’altra (e con questo la diffusione del contagio).  Lo si fa con apposito modulo del dipartimento di Pubblica Sicurezza del ministero dell’Interno, scaricabile dal sito del Viminale, che può essere compilato e firmato anche al posto di blocco.

Chi viola le prescrizioni è punito con l’arresto fino a tre mesi e l’ammenda fino a 206 euro, secondo quanto previsto dall’articolo 650 del codice penale sull’inosservanza di un provvedimento delle autorità. Pene più gravi possono essere comminate per chi adotterà comportamenti che arrechino pericolo alla salute pubblica come la fuga dalla quarantena per i positivi che può configurare il reato di delitto colposo contro la salute pubblica.

I CONTROLLI

Spetta ai prefetti l’esecuzione dei controlli agli spostamenti. Le forze di polizia possono fermare i cittadini per verificare le ragioni degli spostamenti. I controlli vengono eseguiti lungo le linee di comunicazione e le grandi infrastrutture dalla Polizia stradale e lungo la viabilità ordinaria anche dall’Arma dei carabinieri e dalle polizie locali. La Polizia ferroviaria cura invece, con la collaborazione del personale delle Ferrovie dello Stato, delle autorità sanitarie e della Protezione civile, i controlli su tutte le linee ferroviarie i controlli su tutti i passeggeri in entrata e uscita dalle stazioni anche per le verifiche di salute tramite termoscanner. Anche in stazione, come ai posti di blocco lungo le strade, si può compilare il modulo. Le limitazioni riguardano le persone e non le merci.

IN ARRIVO MISURE PER L’ECONOMIA

Intanto il governo sta mettendo a punto misure fiscali a sostegno dell’economia rallentata dal Coronavirus.

È attesa per domani 11 marzo 2020 la firma  di un decreto che prevede la «sospensione estesa a tutto il territorio nazionale del pagamento di mutui, bollette e tirbuti». Ad anticiparlo il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli nel corso di un’intervista radiofonica. Uno dei “quattro canali” su cui si sta indirizzando il governo per aiutare famiglie e imprese è quello della liquidità, che va garantita proprio con il congelamento dei pagamenti  già dalla prossima scadenza fiscale del 16 marzo.

Quanto alla portata economica degli interventi il ministro ha fatto capire che la somma sarà probabilmente superiore ai 7,5 miliardi di cui si è parlato nei giorni scorsi, spingendosi fino a 10 miliardi grazie all’aumento del deficit.

Infine, il viceministro Laura Castelli annuncia  misure per le famiglie, a cominciare dal congedo parentale ma « al contempo una misura che sia un bonus, un voucher, un indennizzo fisso che permetta alle famiglie di poter proseguire» in questa situazione di estrema emergenza. 

IL VADEMECUM DI PALAZZO CHIGI

Tante dunque le regole da ottemperare se si vuole frenare la crescita esponenziale di contagi da Covid-19.  In attesa di nuove disposizioni resta la certezza della necessità di cambiare temporaneamente le nostre abitudini quotidiane, tuttavia sorgono non pochi dubbi. Quali sono i luoghi che possono essere frequentati? In che modo?  Quali comportamenti bisogna adottare?

Per fare chiarezza Palazzo Chigi risponde alle domande degli italiani, con un vademecum utile a comprendere come affrontare la quarantena. 

 

Benedetta Piscitelli

Mi interessano le persone, le loro storie, l’attualità raccontare fatti per creare opinioni. Dubito spesso e non mi accontento mai della prima versione dei fatti: per molti è un difetto, io provo a farne una professione. Vivo on-line frequentando gli ambienti social ma preferisco il giornalismo retrò, quello attivo tra la gente. Laureata in Scienze della Comunicazione, sono diventata giornalista pubblicista a Napoli, dove ho fatto la vera gavetta nell’emittente regionale Canale21. Qui ho imparato prima a chiudere un servizio, poi a fare collegamenti in diretta e infine a condurre il telegiornale. Dal 2018 collaboro con l’edizione casertana de Il Mattino. Attualmente sono praticante presso la Scuola di giornalismo IULM di Milano.

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