
Un cessate il fuoco «completo e incondizionato» di 30 giorni o «sanzioni durissime» e un possibile incontro in Turchia. Sono le novità della guerra tra Russia e Ucraina, che sta mobilitando il mondo intero nel tentativo di trovare una pace che possa durare. Protagonisti il leader russo Vladimir Putin e l’omologo ucraino Volodymir Zelensky, ma anche il tycoon Donald Trump e il gruppo dei Paesi volenterosi europei.

L’incontro dei Paesi volenterosi
La strategia per arrivare a una tregua è stata avanzata durante l’incontro di sabato 10 maggio a Kiev dal presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il premier britannico Keir Starmer e l’omologo polacco Donald Tusk. Insieme ad altri 30 leader dei Paesi europei e della Nato, connessi online. «A partire da lunedì (oggi 12 maggio, ndr) deve esserci un cessate il fuoco totale per almeno 30 giorni. Insieme, lo chiediamo alla Russia» afferma Zelensky. E non uno stop parziale, come accaduto con le 72 ore proclamate da Mosca nell’ambito della celebrazione della fine della Seconda guerra mondiale. Il tutto con il coordinamento di Washington.
Le proposte occidentali
Dall’incontro sono stati decisi alcuni passaggi chiave:
- Rafforzare le forze di difesa e la sicurezza dell’Ucraina
- Garantire la sovranità di Kiev
- Fornire il Contingente di Supporto
- Utilizzare i beni russi congelati in modo efficiente
- Investire nella produzione di armi ucraine
A cui si aggiunge una tregua di 30 giorni (via terra, mare e aria) per «offrire una reale possibilità alla diplomazia», scrive Zelensky su X. Inoltre, l’inviato speciale Steve Witkoff ha fatto sapere che avanzerà al Cremlino 22 punti per giungere a un accordo, sottolineando che l’entrata dell’Ucraina alla Nato non è contemplata dagli Stati Uniti. «Noi chiamiamo Putin ad accettare subito. Se è serio sulla pace, deve rispondere senza se e senza ma, occorre che dimostri nei fatti la sua disponibilità a chiudere la guerra» ha sostenuto Starmer durante l’incontro.

Mosca non collabora
Volenterosi, Kiev e Washington hanno le idee chiare: Mosca dovrà accettare le proposte avanzate oppure sarà soggetta a sanzioni severe ai settori energetico e bancario. Ma da parte di Putin non c’è mai una risposta sicura e le speranze sono poche anche da parte degli analisti. «I russi – afferma il maggiore riservista Oleksiy Yuriyovych Hetman – diranno di essere favorevoli, ma porranno condizioni che non potranno essere attuate. Non ci sarà alcun cessate il fuoco». Le esperienze passate, infatti, non lasciano una grande fiducia. Due mesi fa in Arabia Saudita Mosca aveva già impedito una mediazione efficace e in queste settimane la Russia non ha fermato i bombardamenti, uccidendo civili ucraini e attaccando il Kherson.
«Sono pronto a trattare con te in Turchia»
Finito l’incontro a Kiev, si è respirata aria di soddisfazione da parte di Marcon, soprattutto di fronte al ricongiungimento tra Usa e Ue dopo mesi di scontri. Il leader francese sul suo profilo social ha pubblicato un video rivolto a Trump: «Hello Donald, ti posso richiamare tra due minuti con Zelensky? Ha accettato la proposta che hai mandato nel messaggio». L’Occidentale è compatto e deciso, inoltre nella notte tra domenica e lunedì (oggi) Putin ha accettato negoziati diretti con Zelensky: «Sono pronto a trattare personalmente con te in Turchia, se in cambio accetti adesso il cessate il fuoco» dice allo zar, proponendo un incontro per giovedì 15 maggio a Istanbul. Le due parti, però, sono ancora molto distanti tra loro. Mosca vuole mantenere i luoghi ucraini presi con le armi e non è disposta a frenare la propria volontà di potenza. Kiev, invece, propende per la propria autonomia politica e la sicurezza del Paese.

Il tentativo di un negoziato
Per Zelensky sarà essenziale mantenere l’appoggio di Trump, che sul social Truth sostiene che l’incontro a Istanbul deve essere realizzato «immediatamente». Dall’incontro in Vaticano, infatti, il tycoon si è mosso contro Putin, affermando che «chiede troppo». In ogni caso, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si mostra disponibile a ospitare i colloqui, definiti dallo zar stesso «accordi di Istanbul». Putin in particolare ricorda che nel 2022, a pochi mesi dall’inizio della guerra, erano già stati realizzati incontri in Turchia durante i quali i due Paesi erano quasi arrivati a firmare la pace. Ma a causa dell’intromissione britannica l’accordo venne stracciato da Zelensky. Un fatto però non confermato da Kiev. I due protagonisti della guerra sembrano ancora distanti tra loro, ma dopo tre anni dall’inizio del conflitto si cerca un risultato ottimale per entrambe le parti. E come auspicato da Leone XIV, l’arrivo di un negoziato equo e una «pace giusta, stabile, sostenibile».