Prenotazioni e ingresso a pagamento per diluire il turismo durante le festività. Così Venezia sta cercando di disincentivare l’arrivo degli escursionisti nelle giornate da “bollino nero”. Il day one è scattato il 25 aprile, primo lungo ponte festivo, nonché Festa della Liberazione e del patrono San Marco. Tra studenti, lavoratori, residenti e visitatori stranieri sono oltre 113 mila le persone registrate secondo Smart control room, ma di queste solo 15700 i turisti paganti.
Nella seconda giornata di sperimentazione, quella di venerdì 26 aprile, sono saliti a 23600 i paganti. Anche questa volta alto il numero di esenti. Nella categoria rientrano gli ospiti di hotel e B&B, il cui ticket è incluso nella tassa di soggiorno, proprietari di seconda casa che pagano già l’IMU, ospiti e parenti di residenti, studenti e dipendenti. Sebbene esonerati dal contributo, tutti i non residenti devono comunque prenotarsi e dichiarare la ragione della trasferta. Non un caso, quindi, che già al secondo giorno siano diminuiti i registrati residenti, con un calo nel numero complessivo da 16800 a 12800.
La sperimentazione andrà avanti fino al 5 maggio compreso, per poi essere attiva solo nei weekend fino al 14 luglio (sarà escluso il ponte del 2 giugno). In questi 29 giorni tra le 8.30 e le 16 sarà necessario pagare il contributo di 5 euro e prenotare la visita alla città. Per gli inadempienti è prevista una multa da 50 a 300 euro, anche se durante le prime giornate sarà possibile regolarizzarsi in loco grazie agli stand informativi allestiti nel piazzale della stazione. Per maggiori informazioni è possibile rivolgersi anche al vademecum rilasciato dal Comune.
Le proteste
L’ingresso a pagamento e su prenotazione ha però diviso la città, con oltre 300 persone riunitesi davanti l’hub di Piazzale Roma e davanti i posti di controllo dei Qr code per protestare. I cittadini reputano il provvedimento anticostituzionale e invocano l’articolo 16 sulla libertà di circolazione. «Venezia è delicata e va protetta. Lo facciamo per lasciare la città alle generazioni future» risponde Luigi Brugnaro, sindaco della città. «Quest’anno saranno più i soldi che spenderemo per la sperimentazione che quelli che incasseremo, ma se riusciremo a diluire i turisti sarà un grande risultato. Non si è mai fatto nulla per regolare il turismo, è legittima la paura del cambiamento. Però se questa blocca tutto non c’è progresso, non c’è futuro».
A sostegno del contributo anche alcuni turisti, tra tutti Sylvain Pélerin, primo escursionista a esibire il pagamento del ticket. Il francese, assiduo visitatore della città, reputa giusto un piccolo contributo per chi visita in giornata Venezia. «È tanto tempo che vengo qui e negli anni ho notato un aumento dei visitatori. Non credo sia sbagliato domandare un contributo minimo anche a chi non si ferma a dormire. Penso vada bene anche perché potrebbe rallentare l’affluenza turistica» racconta al Corriere del Veneto.
Il futuro
Con le previsioni del Comune completamente saltate si pensa già al futuro: se la tendenza di questi giorni verrà confermata, a fine anno il ticket avrà generato oltre 2 milioni di euro, quasi il triplo rispetto i 700 mila messi a bilancio. Anche le stime del 2025, primo anno di piena operatività del contributo, saranno al rialzo: i 7 milioni previsti potrebbero infatti diventare più del doppio.
L’assessore comunale al Bilancio Michele Zuin ha poi fatto sapere che l’obiettivo finale, quello di distribuire gli escursionisti su più giorni, sarà incentivato dalla modulazione della tariffa. «Ci saranno persone che si prenoteranno a febbraio per il Primo Maggio e allora pagheranno 2 o 3 euro di contributo. Più si avvicineranno al giorno della festa, più pagheranno: a ridosso del Primo Maggio la cifra sarà il massimo, 10 euro. Il tal modo uno potrà decidere di muoversi con la famiglia in giorni meno affollati. Se la soglia dei visitatori verrà superata non ci sarà nessun blocco, semplicemente chi vorrà accedere ugualmente al centro storico pagherà i 10 euro a testa. Disneyland può decidere di chiudere le porte, Venezia giustamente no».