«Si tratta di una proposta al ribasso, poiché comporta riduzioni di spesa rilevanti, ma soprattutto risulta complessivamente sbilanciata». È questo il commento finale del premier Giuseppe Conte sulla proposta della Finlandia.
Una bocciatura decisa, che il Presidente del Consiglio ha esternato nella sua comunicazione alla Camera in vista del Consiglio Ue. «La “scatola negoziale” sul Quadro Finanziario Pluriennale è stata presentata dalla Presidenza finlandese solo lo scorso 2 dicembre», ha commentato il premier. «Essa contiene alcune ipotesi di allocazione dei fondi, peraltro non esaustive, che il Governo italiano reputa insoddisfacenti».
La Finlandia, che ha da poco individuato una nuova guida politica nella Socialdemocratica Sanna Marin, detiene dallo scorso 1 luglio la presidenza del Consiglio Europeo insieme a Croazia e Romania. Il 2 dicembre, gli scandinavi hanno presentato una proposta di riduzione del budget destinato alle politiche di coesione: le strategie rivolte ai Paesi più poveri dell’Ue per ridurre il gap nei servizi e nelle infrastrutture rispetto a quelli più avanzati.
Tagli pari al 12% dei fondi strutturali che impatterebbero anche sulla gestione delle frontiere e della difesa, sia rispetto al settennato 2014-2020 che alla proposta della Commissione Ue. Una proposta frutto di «attente considerazioni», l’ha definita il ministro per gli Affari europei finlandesi, Tytti Tuppurainen. Tagli legati all’esigenza di far fronte «alle nuove sfide globali», tra cui «i cambiamenti climatici e le migrazioni».
Non ultima tra le preoccupazioni di Finlandia e stati membri l’uscita del Regno Unito dall’Ue: per far fronte al vuoto lasciato da Londra, che fino a ora figurava costantemente tra i principali contributori, l’Unione si ritrova a fare i conti con la necessità di risparmiare risorse. Oltre alle politiche di coesione, potrebbe subire tagli anche il budget destinato all’agricoltura, mentre quello per la ricerca scientifica e il controllo delle frontiere potrebbero aumentare.
La bozza del Quadro finanziario pluriennale resta comunque più consistente rispetto alla proposta degli Stati membri più parsimoniosi, ma non abbastanza da incontrare l’approvazione di Conte: per il premier, la proposta è «da rivedere».