Il presidente tunisino Kais Saïed ha sciolto il Parlamento del Paese, otto mesi dopo averlo sospeso in una presa di potere a luglio. Così, la crisi in corso già da tempo in Tunisia si aggrava ancora di più a causa della forte instabilità politica, dell’intensa crisi economica, della pandemia da coronavirus, ma soprattutto dell’autoritarismo dello stesso presidente.
Il gesto del Parlamento
«Oggi, in questo momento storico, annuncio lo scioglimento dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo, per preservare lo Stato e le sue istituzioni. Ci assumeremo la nostra responsabilità di salvare il Paese contro questi complotti». Lo ha annunciato durante una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale. Poche ore prima, i parlamentari avevano tenuto una sessione plenaria online, in cui avevano votato un disegno di legge contro le sue “misure eccezionali”. Questi sono sotto indagine, accusati di aver complottato contro la sicurezza del paese. Il presidente tunisino ha continuato poi appellandosi alla popolazione: «Invito il popolo tunisino a resistere, a mostrarsi solidale e a non permettere infiltrazioni. Il popolo esprimerà certamente la propria volontà in modo pacifico nel rispetto delle leggi dello Stato».
Cos’è successo prima?
Negli ultimi mesi Saïed ha progressivamente smantellando le istituzioni democratiche del paese. Lo scorso luglio ha rimosso il Primo ministro e ha sospeso i lavori del parlamento con una mossa definita “colpo di stato”. Un mese dopo, ad agosto, ha esteso la sospensione fino a nuovo avviso e a settembre ha firmato un provvedimento che gli permette di governare per decreto, ovvero senza dover passare per il parlamento. A inizio febbraio, inoltre, ha sciolto il Consiglio superiore della magistratura.
Cosa vuole fare Saied?
Saïed, eletto nell’ottobre del 2019, vuole formare un comitato per riscrivere la Costituzione, sottoporla a referendum a luglio, per poi tentare le elezioni parlamentari a dicembre. I partiti politici tunisini, sebbene siano profondamente divisi l’uno con l’altro, si stanno mobilitando contro Saied per ristrutturare la politica del paese.