Ucraina, Putin in visita alle truppe nel Kursk. Ancora in sospeso la tregua

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È un Putin inedito quello che si vede nelle immagini diffuse nella tarda serata del 12 marzo. Dismesse giacca e cravatta e lasciate le fredde stanze del Cremlino, il presidente russo è volato al confine con l’Ucraina, più precisamente nella regione del Kursk, per fare visita alle sue truppe.

I russi verso la riconquista del Kursk

La regione non è scelta a caso: si tratta di un territorio dallo scorso agosto parzialmente occupato dall’Ucraina, che però pare ora in ritirata. La conferma sembra arrivare dalle parole del comandante ucraino Oleksandr Syrsky, che ha spiegato: «Nella situazione più difficile, la mia priorità è stata e rimane quella di salvare le vite dei soldati ucraini. A tal fine, le unità delle forze di difesa, se necessario, manovrano verso posizioni più favorevoli».

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La regione del Kursk, in rosso, al confine nord-orientale dell’Ucraina con la Russia

Da parte russa, di conseguenza, l’umore è alto. Il capo di stato maggiore russo Valery Gerasimov ha potuto vantare con il suo presidente la cattura di 430 soldati ucraini nella regione. Putin ha risposto che saranno trattati come terroristi, lasciando intendere lunghi processi e pene severe. Ha poi incoraggiato l’esercito a proseguire la controffensiva e rivolgendosi a Gerasimov ha ordinato: «Mi aspetto che tutte le missioni di combattimento delle nostre unità siano portate a termine e che il territorio della regione di Kursk sia presto completamente liberato dal nemico».

Il presidente ha quindi fatto il punto sulle priorità del momento: «Il nostro compito nel prossimo futuro è quello di sconfiggere definitivamente, nel più breve tempo possibile, il nemico che si è trincerato nel territorio della regione di Kursk e che qui conduce operazioni militari». Il riferimento è agli attacchi dei droni che Kiev continua ad autorizzare contro la Russia. Infatti, le forze armate russe hanno annunciato di aver abbattuto nella notte 77 droni lanciati su diverse obiettivi: prevalentemente Bryansk e Kaluga, ma altri velivoli sono stati intercettati sulle regioni di Kursk, Voronezh, Rostov e Belgorod.

Le minacce di Trump

A due giorni dai colloqui in Arabia Saudita tra Kiev e Washington, in cui è stata avanzata la proposta di una tregua di trenta giorni, si attende la risposta di Putin. In queste ore il leader del Cremlino non si è sbilanciato, mentre Trump si è detto ottimista di arrivare a una soluzione in tempi rapidi. E ha minacciato Mosca di imporre «sanzioni devastanti» bancarie e commerciali, nel caso in cui non accetti la tregua.

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L’incontro tra Donald Trump e il premier irlandese Michael Martin (fonte: SkyNews)

Durante un incontro con il premier irlandese Micheál Martin, il presidente americano ha dichiarato: «Ci sono cose che si possono fare che non sarebbero piacevoli da un punto di vista finanziario. Posso farle: sarebbe molto negativo per la Russia. Non voglio farle, perché voglio arrivare alla pace».

Inoltre, scrivendo sul social media Truth, Trump ha inquadrato la minaccia come una risposta alla Russia che «sta assolutamente “martellandol’Ucraina sul campo di battaglia in questo momento».

Le minacce di Trump risultano in contraddizione con le notizie della scorsa settimana, secondo cui la Casa Bianca avrebbe dato ordine ai funzionari di pianificare un alleggerimento delle sanzioni su Mosca. E arrivano dopo che il presidente americano aveva sollevato le preoccupazioni dei leader europei sul fatto che stesse facendo concessioni a Mosca mentre spingeva per la pace in Ucraina.

A gennaio, Trump aveva anche minacciato di aumentare le sanzioni se Putin si fosse rifiutato di negoziare la fine della guerra in Ucraina. A febbraio, tuttavia, la sua retorica è cambiata e i funzionari statunitensi hanno riconosciuto apertamente la possibilità di alleggerire le sanzioni contro Mosca. Nelle ultime settimane, il segretario al Tesoro americano Scott Bessent ha dichiarato che il Cremlino potrebbe ottenere un alleggerimento economico a seconda del suo atteggiamento nei confronti dei negoziati.

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