Trump e Musk ai ferri corti. Lo scontro tra minacce, segreti e accuse reciproche

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L’intesa tra Donald Trump e Elon Musk è un lontano ricordo. Il magnate sudafricano, massimo finanziatore di Trump in campagna elettorale (per cui ha donato più di 250 milioni di dollari), «best buddy» del presidente appena rieletto e perfino funzionario del governo tramite il Doge, ha ormai troncato i rapporti con il tycoon. E lo ha fatto nel modo più brutale.

Lo scontro degli ultimi giorni è cominciato quando Musk ha criticato la legge di bilancio proposta dalla Casa Bianca, che Trump aveva definito «big beautiful bill». La legge comporta un massiccio taglio delle spese, ma rischia di far lievitare il deficit già alto degli Stati Uniti. 

Giovedì pomeriggio, in occasione dell’incontro nello Studio Ovale con il cancelliere tedesco Friedrich Merz, Trump ha ammesso la rottura e si è detto deluso dall’atteggiamento di Musk. «Elon e io avevamo un grande rapporto. Non so se l’avremo ancora», ha commentato il presidente. 

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Il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il presidente Trump nello Studio Ovale della Casa Bianca (Photo by Michael Kappeler / POOL / AFP)
Le accuse

Lo scontro, però, non si è fermato qui. Come spesso accade con questi due personaggi, le esternazioni più importanti sono arrivati su Truth e X, i rispettivi social. Trump senza giri di parole: «Gli ho chiesto di andarsene e è impazzito. Il modo migliore per risparmiare nel bilancio è porre fine ai sussidi e ai contratti governativi di Elon». La replica del miliardario non si è fatta attendere: «Ingrato, gli ho fatto vincere le elezioni». Rimarcando la sua influenza, Musk ha poi minacciato di fondare un partito suo, mentre sono evidentemente sfumati i 100 milioni promessi per le elezioni di medio-termine in programma quest’anno. 

Non è finita qui. Elon Musk ha infatti sganciato un’ulteriore bomba. «Trump è nei file di Epstein. Ecco perché non sono stati resi pubblici». Il riferimento sibillino è allo scandalo legato all’imprenditore Jeffrey Epstein, condannato per abusi sessuali e traffico internazionale di minori, morto suicida in carcere nel 2019. Che Trump conoscesse personalmente Epstein è cosa nota, ma è ancora da dimostrare che il presidente sia stato coinvolto personalmente nei crimini del finanziere. «Segna questo post per il futuro. La verità verrà a galla», ha rincarato infine Musk. 

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Donald Trump con l’imprenditore Jeffrey Epstein
L’impatto su Tesla

L’incrinatura, per usare un eufemismo, nei rapporti tra i due, ha avuto un’eco immediata sul titolo di Tesla in Borsa. Lo stesso Trump ha suggerito che potrebbe vendere la sua Tesla rossa. Gli investitori hanno presumibilmente visto nel litigio l’addio ai contratti miliardari per il gruppo automobilistico di Musk e nella giornata di giovedì si stima che Musk abbia perso 33 miliardi di dollari. Ciononostante, la crisi, almeno a Wall Street, è rientrata in fretta e il giorno dopo il titolo è tornato a crescere.

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Trump e Musk davanti alla Tesla rossa del presidente

Nella giornata di venerdì si è anche parlato di una telefonata per fare pace, ma da Trump è trapelata chiusura. Il miliardario gli «vuole parlare», ha dichiarato il presidente, ma lui «non è interessato». Per la Casa Bianca le accuse di Musk sono solo “episodio sfortunato“. Intanto, l’elettorato repubblicano sperimenta un’inedita divisione, tra chi sostiene fedelmente Trump e chi valuta le osservazioni di Musk.

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