Nel suo primo giorno da 47esimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha firmato nello Studio Ovale 100 ordini esecutivi. Molti di questi sfidano i limiti della democrazia e la pazienza dei cittadini americani, ma non sembra un problema per il tycoon, che ha ben chiaro la direzione da prendere.
GRAZIATI I RIVOLTOSI DI CAPITOL HILL
Trump, nel suo discorso inaugurale, l’ha chiamata «rivoluzione del buon senso». In realtà, si tratta dell’inizio dello smantellamento di tutto ciò che l’ormai ex presidente Joe Biden ha costruito in 4 anni di mandato. A partire dalla decisione, promessa in campagna elettorale, di graziare gli oltre 1.500 rivoltosi accusati di aver partecipato all’assalto di Capitol Hill il 6 gennaio 2021. Lo stesso attacco che sconvolse il mondo moderno, dando un forte scossone alle fondamenta della democrazia americana.
Molti di questi sono responsabili non soltanto di distruzioni, ma anche di violenze contro i poliziotti che difendevano il Congresso: 140 agenti vennero feriti, uno di questi morì il giorno dopo. Perdonati anche Enrique Tarrio, leader dei Proud Boys, e Stewart Rhodes, fondatore degli Oath Keepers. Sono i capi dei due gruppi di estrema destra accusati di aver organizzato e guidato la rivolta. È stata, invece, alleggerita la pena agli unici sei rimasti in carcere, gli accusati dei reati più gravi.
REINTRODOTTA LA PENA DI MORTE
Se da un lato i rivoltosi vengono salvati, dall’altro il tycoon ha firmato un ordine esecutivo che ripristina la pena di morte a livello federale, cancellando la moratoria voluta da Joe Biden nel 2021. È stato richiesto al procuratore generale di pretendere pene capitali «indipendentemente da altri fattori» nel caso dell’uccisione di un agente o di reati capitali «commessi da uno straniero illegalmente presente nel paese». Questa misura, regolata dal Dipartimento di Giustizia, solitamente è attuata attraverso l’iniezione letale.
La storia si ripete, in questo ciclico walzer tra democratici e repubblicani riguardo la questione. Infatti, anche durante la presidenza Obama c’era stata una moratoria, annullata poi da Trump nel 2017: il ripristino delle esecuzioni capitali aveva condannato a morte 13 prigionieri. La vicenda aveva aperto il dibattito sulla pericolosità di possibili errori della giustizia federale, irreversibili dopo la morte del condannato. Ad oggi, dopo che Biden ha convertito 37 condanne a morte in ergastolo, solo tre imputati rischiano l’iniezione letale.
MESSICO E MIGRANTI ILLEGALI
Il presidente ha dichiarato l’emergenza nazionale al confine messicano, ripristinando il programma del 2019 “Remain in Mexico”. Questo prevede che i migranti chiedenti asilo aspettino oltreconfine la decisione delle autorità americane sul loro eventuale ingresso. Ma non solo: verrà ripresa la costruzione del muro a confine con il Messico. Sarà, inoltre, inviato l’esercito a pattugliare le frontiere, anche se su questo ultimo punto deve essere ancora provata la legalità. Intanto, si tira dritto sulle operazioni contro i migranti illegali: chiese e scuole incluse nei luoghi in cui è consentito fare controlli e arresti.