Regge la tregua in Libano: il ritorno degli sfollati nei villaggi

A più 24 ore dal concordato di pace in Libano, la tregua sembra reggere. Gli ultimi attacchi nella mattina hanno generato tensione su entrambi i fronti, poi il silenzio. Gli sfollati rientrano a Beirut, mentre Netanyahu non da il via libera agli israeliani verso l’Alta Galilea.

L’accordo

Secondo l’accordo inviato dal governo libanese e approvato dallo Stato Ebraico, le truppe di Beirut si impegneranno a ritirarsi a nord del fiume Litani e quelle di Tel Aviv faranno marcia indietro allontanandosi dal Sud del Libano. Ma Netanyahu ricorda che se Hezbollah dovesse attaccare prima del termine dei 60 giorni prestabiliti, la tregua salterà immediatamente.

Il ritorno degli sfollati

I libanesi festeggiano il rientro a Beirut: sulle strade si vedono lunghe code, auto cariche e migliaia di persone in viaggio verso casa. L’esercito libanese invita però a non rientrare immediatamente nei villaggi del sud, come anche ordinato dal portavoce dell’Idf in quanto le forze israeliane sono ancora presenti sul territorio, in conformità con gli accordi di cessate il fuoco. Ciò non vale però per le città del nord, da Beirut a Tiro a Nabatye, dove l’atmosfera di festa si sta diffondendo. Allo stesso modo il premier israeliano invita il suo popolo ad essere paziente e non tornare subito in Alta Galilea: il conflitto potrebbe ricominciare in qualunque momento.

Libanesi scendono i piazza a Beirut dopo la tregua
Le reazioni internazionali

«L’annuncio ieri notte del cessate il fuoco in Libano è uno sviluppo molto importante e positivo, ovviamente dobbiamo considerarlo un punto di partenza e non di arrivo.» Queste le parole della premier Giorgia Meloni ai Med Dialogues di Roma, sottolineando l’importanza dell’applicazione della risoluzione 1701. Anche l’inviato speciale USA Amos Hochtstein si è espresso sull’accordo da lui portato avanti: pare che sia stato determinante il sostegno dell’Iran il quale adesso potrebbe a sua volta fare pressione su Hamas.

Il ruolo di Hamas

Sarebbe Hamas adesso a volere una tregua, secondo quanto dichiarato da un capo dell’organizzazione fondamentalista all’agenzia France Presse. «Hamas ora dovrebbe prendere l’iniziativa e sedersi al tavolo delle trattative» dice Hochstein. Israele adesso combatte su un solo fronte e Netanyahu ha più volte ripetuto che la guerra contro Hamas andrà avanti fino a una «vittoria totale». Questo in qualche modo potrebbe essere il momento buono per una tregua dato che Hamas si dichiara «pronto per un serio accordo di scambio di prigionieri».

Netanyahu fa ricorso alla Cpi

Nel frattempo Netanyahu sta presentando ricorso alla Corte Penale Internazionale contro il mandato d’arresto emesso contro di lui e il suo ex-Ministro della Difesa Gallant per crimini di guerra. Secondo quanto diffuso dall’Ansa, il portavoce della Cpi, Fadi El Abdallah, ha affermato che i mandati d’arresto potrebbero essere ritirati nel caso in cui venisse presentato un ricorso e Israele fosse disposto ad avviare una seria indagine interna.

A cura di Chiara Balzarini

No Comments Yet

Leave a Reply