Piogge in Pakistan e Afghanistan, oltre 130 morti

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Le immagini delle ultime ore hanno già fatto il giro dei social. Le piogge torrenziali che da lunedì 15 aprile hanno allagato le strade degli Emirati Arabi Uniti e dell’Oman, i sospetti di un coinvolgimento diretto umano tramite le tecniche di cloud-seeding. Ma spostandosi ben più a nord, in particolare tra Pakistan e Afghanistan, la situazione è – se possibile – ben peggiore. Sono oltre 130 i morti per le conseguenze dei diluvi, un dato che sembra destinato a crescere. E col quale, ci sono pochi dubbi, il cloud-seeding non può c’entrare molto.

Il flagello in Pakistan

La più colpita è la provincia pakistana di Khyber Pakhtunkhwa, nel nord del Paese. Le precipitazioni e le tempeste di fulmini hanno inevitabilmente compromesso la stabilità degli edifici. «I danni sono significativi», ha ammesso Bilal Faizi, portavoce dell’autorità provinciale per la gestione dei disastri. Le case compromesse ammontano a 336, i deceduti a 33. Per ora. Nella turistica valle dello Swat, 15 frane hanno distrutto le vie di comunicazione intrappolando migliaia di persone.

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Case sommerse dopo le forti piogge che hanno inondato il distretto di Nowshera, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, il 16 aprile 2024

I primi numeri ufficiali che trapelano da Islamabad indicano 62 decessi in tutto il Paese, di cui 8 nella provincia del Balochistan. Gli edifici rasi al suolo sono quasi 200, e ben più di mille quelli danneggiati. E per quanto sia assolutamente normale per queste zone fare esperienza di piogge di questo tipo, la stagione dei monsoni sarebbe dovuta iniziare a giugno. Lo Stato centro-asiatico rimane però tra le zone più a rischio del mondo per quanto riguarda il clima e le catastrofi naturali. Si pensi alle inondazioni dell’agosto 2022, che uccisero oltre 1.700 persone e ne interessarono circa 33 milioni di altre.

La situazione afghana

Non dissimile è la situazione in Afghanistan: 70 morti in 23 regioni e molti altri feriti. Il primo bollettino di Mullah Janan Sayeq, portavoce del Ministero per la Gestione dei Disastri, non lascia molto spazio a interpretazioni. Secondo l’Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari, già solo nella giornata di martedì 16 aprile erano state colpite mille abitazioni (oggi sono già quasi tremila) e 63mila acri di terra. Con effetti tragici su oltre 1.200 famiglie.

E contro queste calamità sembra poter far poco la costruzione di dighe di contenimento per gestire il flusso dell’acqua. Un progetto che il governo di Kabul ha già preannunciato. Nello scorso anno un’ondata di freddo nel Paese aveva ucciso 150 persone, per non parlare degli oltre 2.400 decessi per il terremoto di ottobre.

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