Il dramma di Kaduna: un errore che è costato 85 vite. Domenica sera, intorno alle 21, il villaggio di Tudun Biri, nella regione nord-occidentale del Kaduna, è stato teatro di una strage di innocenti senza precedenti in Nigeria.
Il carnefice: un drone manovrato dall’esercito, con l’obiettivo di colpire un gruppo di terroristi islamici attivo nella regione. Le vittime: civili musulmani, nel bel mezzo della celebrazione religiosa del Maulud, la festa in memoria della nascita del Profeta Maometto.
Un massacro accidentale
85 i decessi registrati all’indomani della tragedia. Più di 60 i feriti ricoverati nell’ospedale locale. A Tudun Biri la morte è venuta dal cielo, senza preavviso e senza ragione. A Idris Dahiru, abitante del villaggio, non è rimasto che il dolore. «Mia zia, la moglie di mio fratello e i suoi sei bambini, le mogli dei miei quattro fratelli erano tra i morti. La famiglia del mio fratello più grande era completamente morta, ad eccezione del figlio piccolo che è sopravvissuto».
Al momento della strage il presidente nigeriano Bola Tinubu si trovava a Dubai per seguire la conferenza della Cop 28. Nella giornata di lunedì, tramite un suo portavoce, ha espresso «indignazione e dolore per la tragica perdita di vite», e ha ordinato che vengano avviate delle indagini su quanto accaduto.
A finire nell’occhio del ciclone, in particolare, sono i vertici delle forze armate. L’ammissione del commissario statale per la Sicurezza e gli Affari interni, Samuel Aruwan, ha fatto chiarezza. «L’esercito era impegnato in una missione di routine contro i terroristi ma inavvertitamente ha colpito i membri della comunità». L’armata nigeriana non è nuova a questo genere di errori. Dal 2017 a oggi più di 300 civili sono stati uccisi accidentalmente dall’esercito durante operazioni anti-terrorismo.
Gli obiettivi mancati
L’episodio di domenica sera si inserisce all’interno di un contesto di lotta al terrorismo presente in Nigeria da alcuni anni. Il più grande gruppo armato di matrice islamica, il Boko Haram, rappresenta la principale minaccia interna alla sicurezza del Paese. Fin dalla sua fondazione, alla fine degli anni ’90, questo movimento radicale ha cercato di destabilizzare il governo di Lagos attraverso azioni violente nei confronti di militari e civili. Secondo i dati del sito Statista, il Boko Haram è responsabile di più di 40mila morti violente in Nigeria tra il 2011 e il 2023.
Il gruppo islamico è attivo anche in Paesi limitrofi, quali il Camerun, il Chad e il Niger. Ma è in patria che si è dimostrato maggiormente letale: la regione in cui vengono perpetrati il maggior numero di crimini è il Borno, più di 38mila dal 2011 a oggi. Quasi 7mila in Zamfara, e poco più di 6mila in Kaduna, dove è avvenuta la strage di domenica.
A causa della pericolosità del Boko Haram e di altri gruppi di matrice islamica, la Nigeria si è collocata al primo posto per numero di attacchi terroristici tra 2007 e 2019 nella classifica africana, oltre 4300. In linea con questo primato, nel 2022 il Paese è comparso tra i primi cinque per tasso di minaccia terroristica a livello continentale, assieme a Burkina Faso, Somalia, Mali e Niger.
Le violazioni dell’esercito
Nel contesto globale, la Nigeria si assesta all’ottavo posto nel ranking dei Paesi con il più alto tasso di terrorismo ed è così da diversi anni. Di fronte a questa costante minaccia, l’esercito regolare ha sempre usato il pugno duro nei confronti dei terroristi, senza badare al rispetto dei diritti umani. Questo approccio, tuttavia, ha più volte suscitato delle perplessità agli occhi della comunità internazionale.
Come notato dal Global Centre for the Responsability to Protect in un comunicato del 30 novembre 2023, nel corso di operazioni antiterrorismo le forze di sicurezza nigeriane avrebbero commesso violazioni dei diritti umani. Avrebbero inoltre fatto un uso eccessivo della forza contro sospetti membri delle fazioni terroriste, nonché civili.
Non solo. Un’indagine di Reuters ha portato alla luce che l’esercito di Lagos avrebbe condotto un piano di aborto sistematico e illegale su alcune donne vittime di stupri perpetrati da membri del Boko Haram. Le gravidanze interrotte sarebbero più di 10mila dal 2013 a oggi.
A cura di Alessandro Dowlatshahi