La risposta del Pakistan ai raid iraniani

il premier del Pakistan e quello dell'Iran

È arrivata immediatamente la risposta del Pakistan all’attacco di Teheran di ieri. Nella notte del 16 gennaio l’Iran ha condotto una serie di attacchi contro il Pakistan, al confine con la regione del Balochistan. Si è trattato del lancio di droni che hanno causato la morte di due bambini e diversi feriti.

L’attacco dell’Iran in Balochistan non è stato casuale. La regione è considerata da Teheran un rischio per la sicurezza nazionale iraniana, perché è la sede, dal 2012, del gruppo jihadista Jaish al Adl (Esercito della giustizia). Il gruppo è nato nel 2012, è sunnita e ha, come obiettivo principale, quello di raggiungere l’indipendenza delle province iraniane del Sistan e del Balochistan, che confinano con il Pakistan.

Guerra di orientamenti religiosi? Si ricorda che l’Iran è a maggioranza sciita. Nonostante ciò, Islamabad ha promesso una risposta a Teheran, che non ha tardato ad arrivare.

L’attacco Pakistano

Infatti, nella notte tra il 17 e il 18 gennaio il Pakistan ha attaccato le province iraniane del Sistan e del Balochistan. Il raid è stato confermato dal Ministro degli Esteri Pakistano che, dopo ad aver rivendicato l’operazione, ha dichiarato che lo scopo fosse quello di colpire i gruppi jihadisti presenti sul territorio.

Gli attacchi raid pakistani hanno ucciso almeno sette persone, ma la risposta pakistana non si è limitata a questo. Si è dato il via anche a un’operazione di intelligence denominata Marg Bar Sarmachar il cui scopo era quello di neutralizzare alcuni terroristi del gruppo Sarmachars. Il gruppo, è composto da ribelli separatisti, di matrice islamista. Islamabad ha sottolineato che si trattasse di attacchi mirati e coordinati.

La questione dei confini non è da sottovalutare in questa escalation. Le province del Sistan e del Balochistan sono situate nel sud-est dell’Iran e, infatti, confinano con il Pakistan. È dal 2007 che la minoranza dei Baluchi richiede l’indipendenza da Teheran.

Si tratta di una minoranza etnica fortemente discriminata nella regione, anche perché è a maggioranza sunnita e, è risaputo, l’Iran è a maggioranza sciita. La discriminazione dei Baluchi è una delle ragioni che ha dato il via alla creazione dei gruppi terroristici di Jaish al Adl e Sarmachars, anche a causa della corrente sunnita che caratterizza i due gruppi jihadisti citati.

L’intervento della Cina

La portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha dichiarato che la Cina si rende disponibile per intervenire come intermediario tra Iran e Pakistan. La proposta fa riflettere sul ruolo che la Cina ricopre nelle dinamiche mediorientali. Allo stesso tempo, si aprono interrogativi relativi all’attuale situazione cinese. Il fatto che lo stato cinese abbia dato questa possibilità, potrebbe evidenziare la volontà della Cina di distogliere l’attenzione dalle dinamiche in corso con Taiwan.

La mappa che mostra il corridoio tra Cina e Pakistan

Le elezioni taiwanesi, che si sono tenute il 13 gennaio, hanno infatti confermato il partito DDP, che sponsorizza, ormai da anni, la completa indipendenza dell’isola. Nella notte la Cina ha iniziato nuovamente il pressing militare intorno all’isola, inviando 24 aerei e 5 navi da guerra. L’intervento di mediazione con Iran e Pakistan non sembra quindi casuale in questo contesto.

 

A cura di Francesca Neri

Francesca Neri

Laurea triennale in Storia Contemporanea all'Università di Bologna. Laurea Magistrale in Scienze Storiche e Orientalistiche all'Università di Bologna, con Master di I Livello in African Studies all'Università Dalarna.

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