Isole Tuvalu, il piccolo paradiso che può influenzare il futuro di Taiwan

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Più o meno a metà strada tra la costa australiana e le Hawaii sorge il secondo stato meno popoloso al mondo dietro a Città del Vaticano. Le Isole Tuvalu – con i loro 26 chilometri quadrati di estensione – sono casa per poco più di 10 mila persone. Secondo l’ultimo censimento ufficiale di sette anni fa, 10.645 abitanti.

Venerdì 26 gennaio gli isolani voteranno per rinnovare il Parlamento. Un evento insignificante per il resto del mondo, se non cadesse proprio al centro dell’intensa tensione geopolitica tra Cina e Taiwan.

Le elezioni e i candidati

Nove isole, otto elettorati. In ognuno di questi i candidati si contendono due seggi ai palazzi di governo della capitale Funafuti, per un totale di 16 poltrone. Con meno di 1500 aventi diritto di voto in ogni elettorato, spesso la distanza tra chi vince e chi perde è di una manciata di schede.

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La collocazione nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico delle Isole Tuvalu

Le dimensioni minime del Paese ne hanno comportato anche una situazione politica sui generis. Nelle Isole Tuvalu non sono presenti partiti: chi vuole partecipare alle attività governative concorre alle elezioni come candidato indipendente. Una volta terminato lo spoglio dei voti, inizia la fase più delicata. Un periodo di contrattazioni in cui i 16 nuovi membri del Parlamento si dividono al loro interno in fazioni. La più numerosa di queste fungerà da maggioranza e eleggerà il primo ministro.

Tutto sembra indicare una corsa a tre. Sicuramente Kausea Natano, l’attuale premier. Entrato in carica nel 2019, aveva sostituito Enele Sopoaga con un voto parlamentare. Lo stesso Sopoaga, capo dell’opposizione, è un altro dei principali candidati dopo essere stato capo del governo dal 2013 per sei anni. Il favorito però sembra essere Seve Paeniu, attuale ministro delle Finanze.

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Il primo ministro attuale Kausea Natano durante una conferenza stampa

Paeniu è già un passo avanti rispetto agli avversari: essendosi candidato in solitaria nel suo elettorato, ha già garantito un seggio in Parlamento. E sembrerebbe aver cominciato in anticipo i contatti con altri candidati per rafforzare già da ora le sue possibilità di vittoria. Un nodo fondamentale sembra essere il trattato migratorio con l’Australia. Ma non solo.

Il nodo Cina-Taiwan

Un’elezione come tante. Se non fosse che le Isole Tuvalu sono uno dei dodici Paesi del mondo che riconoscono ufficialmente Taiwan e mantengono relazioni attive con Taiwan. Già nel 2019 la sconfitta di Sopoaga – dichiaratamente favorevole al governo di Taipei – aveva fatto temere una recisione dei legami con l’isola. Rottura che però non era avvenuta. Anzi lo stesso premier Natano era andato in visita a Taiwan con una delegazione ufficiale. E ha riaffermato il suo sostegno nel novembre 2023 durante il Pacific Islands Forum.

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Il premier Kausea Natano in visita a Taipei nel 2022

Le preoccupazioni sembrano però essersi ravvivate nell’ultimo periodo. Il 15 gennaio, meno di 48 ore dopo le elezioni taiwanesi, la vicina Repubblica di Nauru ha abbandonato i rapporti con l’esecutivo di Lai Ching-te schierandosi con Pechino. «Nel miglior interesse della Repubblica e del popolo di Nauru», questa la motivazione addotta.

Un passo che sembrano voler fare anche le Isole Tuvalu. Il 19 gennaio in un’intervista al Weekend Australian, l’ambasciatore tuvaluano a Pechino aveva dichiarato possibile un cambio nella strategia diplomatica. Una eventualità che il ministro degli Esteri di Taipei, Eric Chen, ha respinto con forza: «Il governo di Funafuti ha sottolineato che rinforzerà i legami con noi».

La minaccia di Paeniu

Una sicurezza forse solo di facciata. Durante il Pacific Islands Forum il premier Natano aveva confessato di essere stato avvicinato da Pechino per formare un rapporto diplomatico. Il rifiuto di risposta, ha spiegato Natano, era stato giustificato dal «divieto di mantenere rapporti contemporaneamente con Cina e Taiwan». Ma il passo dal no al sì è più breve di quanto si creda.

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L’attuale ministro delle Finanze Seve Paeniu, candidato per diventare primo ministro

Seve Paeniu ha già affermato che, in caso di elezione a primo ministro, prenderà sotto esame le relazioni del Paese con Taipei e Pechino. «All’interno del nostro governo abbiamo opinioni diverse su alcuni argomenti, inclusa la questione Taiwan-Cina», ha detto al Guardian. «Dipende da quale partner sarà in grado di sostenere il raggiungimento delle priorità e delle aspirazioni di sviluppo di Tuvalu».

«Ritengo quindi che sia qualcosa di aperto a revisione», ha concluso Paeniu. Una revisione che non lascia ben sperare Lai Ching-te, anche se si tratta del secondo Paese più piccolo al mondo. E Taiwan rimane sempre più sola.

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