Il sistema operativo cinese della Huawei sarà lanciato al più presto, forse in autunno, e non oltre la primavera del 2020. A dichiararlo Richard Yu, il capo della divisione consumer del colosso cinese, in seguito al blocco imposto dal governo degli Stati Uniti targato Donald Trump a cui Google ha dovuto conformarsi.
Il software, chiamato HongMeng Os, è in fase di sviluppo da sette anni, dal 2012, ma prima della dichiarazione di Yu, nessuno aveva mai confermato il progetto. «Siamo disponibili a continuare a usare i software di Google e Microsoft, ma non abbiamo altra scelta» ha dichiarato il capo della divisione consumer, riferendosi anche a Microsoft perché fornitrice del sistema operativo Windows per quanto riguarda i pc portatili. Richard Yu ha inoltre assicurato che il nuovo software sarà utilizzabile su smartphone, computer, tablet, tv, automobili e dispositivi portatili smart e sarà compatibile con tutte le applicazioni di Android.
Il lancio di un sistema operativo proprio sarebbe il primo passo di Huawei verso una totale indipendenza dalle forniture americane. Al momento tutti i dispositivi della casa di Shenzen utilizzano in gran parte componenti americane. Per esempio la società Flex, che in India possiede tre aziende manifatturiere utilizzate anche da Huawei, e che ha deciso che fermerà le sue spedizioni fino a nuovo ordine.
Arriva invece una smentita dall’azienda giapponese Panasonic, che attraverso un post sul social network cinese Weibo, ha assicurato che continuerà a vendere beni e servizi a Huawei, definito un «partner importante».
I primi problemi riguardanti le vendite sono però già iniziati per il colosso cinese: in Gran Bretagna Vodafone Uk e EE hanno rimosso dai propri listini il primo cellulare che supporta la rete di quinta generazione cinese, il Huawei Mate X 5G. In Giappone invece il gruppo Softbank ha ufficializzato la posticipazione delle vendite del Huawei P30 lite.