
In attesa della consegna degli ultimi sei ostaggi sabato 20, nella prima mattina di giovedì Hamas ha reso le salme di quattro persone, morte durante i mesi di prigionia. Si tratta dei bambini Bibas, della madre e di Oded Lipshitz.
Il “vampiro” Netanyahu
In una guerra che è anche guerra di immagini e propaganda, la resa degli ostaggi da parte di Hamas non è una mera riconsegna. Prima di trasferire le salme nelle mani della Croce Rossa, il gruppo islamista ha esposto le quattro bare nere su un palco allestito a Khan Younis. Dietro i feretri campeggia uno striscione: c’è raffigurato Benjamin Netanyahu, con i canini allungati e il viso imbrattato di sangue.
Il messaggio è chiaro, ma una scritta in arabo, ebraico e inglese la sottolinea: «Il criminale di guerra Netanyahu e la sua armata nazista li hanno uccisi con i missili del piano di guerra sionista». Non un’accusa casuale: Hamas sostiene che i quattro siano stati uccisi da raid israeliani sulla Striscia, durante i quali Israele avrebbe colpito indiscriminatamente i suoi cittadini per colpire i palestinesi.
Chi sono gli ostaggi

Davanti a una folla di palestinesi, i corpi sono stati consegnati alla Croce Rossa e da questa all’Idf. Ora ci potrebbero volerci fino a 48 ore per identificarli. Secondo Hamas, le salme sarebbero di Shiri Bibas, dei suoi due figli Ariel e Kfir, e dell’84enne Oded Lifshitz. Nel novembre del 2023 le Brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas, avevano già accusato Israele di aver ucciso i Bibas.
I Bibas sono diventati un simbolo della guerra scoppiata il 7 ottobre, perché tutti i membri della famiglia ne sono stati coinvolti. Oltre alle tre salme riconsegnate infatti, anche il padre, Yarden Bibas, era stato catturato. Il suo rilascio era poi avvenuto lo scorso primo febbraio da Hamas con altri due ostaggi israeliani.
La reazione del presidente Herzog
La restituzione dei quattro ostaggi, trattandosi di defunti, non ha provocato in Israele la stessa ondata di sollievo che si percepisce in occasione delle consegne di queste settimane. In un tweet su X il presidente israeliano Isaac Herzog ha espresso il suo cordoglio. «Agonia. Dolore. Non ci sono parole», ha esordito. I nostri cuori, i cuori dell’intera nazione sono in frantumi. A nome dello Stato di Israele». Poi le parole più forti: «Chiniamo la testa e chiediamo perdono. Perdono per non avervi protetto in quel giorno terribile. Perdono per non avervi riportati a casa sano e salvo. Che il loro ricordo sia una benedizione». Una vera e propria ammissione di colpa.
Agony. Pain. There are no words.
Our hearts — the hearts of an entire nation — lie in tatters.
On behalf of the State of Israel, I bow my head and ask for forgiveness. Forgiveness for not protecting you on that terrible day. Forgiveness for not bringing you home safely.
May…
— יצחק הרצוג Isaac Herzog (@Isaac_Herzog) February 20, 2025