Domenica in Spagna si sono tenute le elezioni anticipate che hanno decretato la vittoria del Partito Socialista. Il ritorno alle urne era stato convocato dal Primo Ministro uscente, Pedro Sánchez, leader del PSOE, principale partito della sinistra spagnola. I socialisti si sono confermati la prima forza del paese conquistando 123 seggi, quasi il doppio rispetto ai 66 ottenuti dal Partito Popolare, ridimensionato dal peggior risultato elettorale della propria storia. La terza forza più votata è Ciudadanos, movimento liberale le cui radici affondano in Catalogna.
La vera novità è rappresentata dal consenso ottenuto da Vox, partito estremista anti immigrazione, anti femminista e con un’estrazione votata al franchismo, che ottiene 24 seggi con circa il 10% dei voti. Una fazione d’estrema destra non si vedeva nel Parlamento spagnolo proprio dai tempi del dittatore Francisco Franco. Nel complesso si può parlare di una vittoria dei socialisti e dell’europeismo, anche se Sánchez, pur contando sui 43 seggi conquistati da Podemos, non dispone dei numeri per governare da solo.
Per ottenere i seggi mancanti, il premier uscente dovrebbe ottenere l’appoggio anche del Partito nazionale basco (Pnv), Coalizion Canaria (CC) e le altre forze indipendentiste. Tra i partiti minori, proprio il Pnv guadagna 6 seggi, mentre i catalani Erc e Jxcat rispettivamente 15 e 7. I baschi di Euskal Herria Bildu se ne aggiudicano 4, 2 ciascuno Na+ e Coalicion Canaria, uno a testa Comprimos, Cpm e Prc. Un’altra possibile soluzione per i socialisti, potrebbe essere rappresentata da un accordo coi centristi di Ciudadanos. Se le due coalizioni unissero le forze avrebbero un totale di 179 seggi, un numero sufficiente a governare.