Il blackout che ha paralizzato per quasi due giorni Spagna e Portogallo – e una parte della Francia meridionale – sembra essere stato risolto, anche se alcuni disagi persistono. Quello che non è chiaro sono le cause che hanno causato un’interruzione sull’intera rete elettrica dei due Paesi a partire da lunedì 28 aprile alle 12:33. Il tribunale nazionale spagnolo ha avviato delle indagini per presunto sabotaggio. Il gestore del servizio Red Eléctrica ha individuato due possibili guasti nella rete di produzione di energia da fotovoltaico. Si presume quindi che un’interruzione proveniente dall’energia solare abbia mandato in arresto il sistema. Il premier Pedro Sánchez esclude che i disagi siano dovuti a problematiche legate al settore delle rinnovabili.
Green o non green?
Nel primo semestre del 2024, la produzione di elettricità da fonti rinnovabili in Spagna è aumentata ulteriormente, raggiungendo quasi il 60% del totale, grazie all’espansione della capacità solare e all’incremento della produzione idroelettrica. Il 16 aprile 2025 la Spagna aveva registrato un record storico: l’eolico e il fotovoltaico si sono combinati per generare il 100,00% della domanda totale di elettricità, segnando la prima volta in cui le rinnovabili hanno coperto interamente la domanda. La stampa spagnola aveva festeggiato questo risultato come un grande traguardo per tutto il Paese.
La rivoluzione green della Spagna oggi però è sotto attacco. L’ipotesi più gettonata è quella che imputa la causa del blackout alla sovraproduzione di energia proveniente dalle fonti rinnovabili. Un improvviso picco di produzione (da fonte solare e eolica), in assenza di richiesta sufficiente, avrebbe sbilanciato la rete. La rete europea opera in un regime che richiede un perfetto bilanciamento tra consumo e generazione di energia a 50 Hertz. Un eccesso di energia potrebbe quindi causare un calo della frequenza e attivare i sistemi di blocco, portando poi a un blackout.
He mantenido una reunión de urgencia con los operadores privados del sector eléctrico. Les he agradecido su labor en la pronta recuperación del suministro, y les he pedido que colaboren con el Gobierno y los organismos independientes para identificar las causas del incidente.… pic.twitter.com/IMVzJYcsnQ
— Pedro Sánchez (@sanchezcastejon) April 29, 2025
Pedro Sánchez ieri ha attribuito la «responsabilità agli operatori privati». Lo ha detto in conferenza stampa e subito dopo ha convocato a La Moncloa i dirigenti di Red Eléctrica e delle principali compagnie del settore. «Ho chiesto loro di collaborare con il Governo e con gli organismi indipendenti per identificare le cause dell’incidente», ha scritto Sánchez sui social dopo l’incontro. Durante la riunione ha sollecitato investimenti e ha annunciato cambiamenti legislativi affinché episodi simili non si ripetano. Il presidente ha ribadito che le energie rinnovabili sono una scelta strategica per il Paese che richiede robustezza nelle connessioni, e ha sottolineato che l’energia nucleare rappresenta più un problema che una soluzione.
Il funzionamento degli impianti on grid
La maggior parte dei sistemi fotovoltaici installati in Spagna sono on-grid, o grid-connected. Si tratta di un impianto solare connesso alla rete elettrica nazionale. In questa tipologia di impianto, la rete elettrica nazionale diventa un serbatoio di accumulo in cui si immette l’energia da fonte rinnovabile quando l’impianto produce e l’utenza non consuma e da cui si preleva l’elettricità al momento del bisogno, quando l’impianto non produce (nelle ore notturne).
Lo schema di impianto fotovoltaico grid-connected si compone di vari elementi che sono: pannelli solari, inverter, contatore di produzione e contatore di scambio. In questo sistema il contatore di produzione conteggerà l’energia prodotta e consumata direttamente dall’utenza, mentre il contatore di scambio conterà l’energia consumata dall’utenza prelevata dalla rete. Questo significa che, oltre a produrre energia per il consumo locale, è in grado di vendere l’energia in eccesso alla rete elettrica nazionale.
Come funziona un impianto fotovoltaico di questo tipo? L’inverter on-grid è il cuore di un impianto fotovoltaico collegato alla rete. Questo dispositivo converte la corrente continua prodotta dai pannelli fotovoltaici in corrente alternata, che è utilizzabile negli apparecchi elettrici domestici e può essere immessa direttamente nella rete elettrica. Inoltre, l’inverter on-grid è in grado di sincronizzare la frequenza e la tensione dell’energia prodotta con quelle della rete elettrica, garantendo un flusso costante di energia.
La possibile causa del blackout
In caso di blackout o alterazioni nella rete elettrica, gli impianti fotovoltaici on-grid si disconnettono automaticamente per ragioni di sicurezza. Questo perché l’inverter, il dispositivo che converte l’energia prodotta dai pannelli in corrente alternata, deve essere sicuro per non inviare energia in rete quando la rete stessa è interrotta, evitando rischi per i tecnici che potrebbero lavorare sulla linea. Questo sistema di emergenza è un requisito previsto dalla legge.
Quando l’energia prodotta supera quella consumata, si verifica un eccesso di potenza sulla rete portando ad un aumento della tensione elettrica (sovratensione). Le linee e le sottostazioni hanno limiti di tensione e frequenza, se questi vengono superati i sistemi di protezione staccano porzioni di rete per evitare danni. Se la situazione non viene rapidamente gestita, lo “spegnimento a cascata” può allargarsi fino a un blackout generalizzato dell’intera rete.

È plausibile quindi che un eccesso di produzione solare correlato alla poca domanda di energia abbia portato a un sovraccarico delle batterie di stoccaggio. In questa situazione si potrebbe causare una variazione di tensione e attivare i sistemi di blocco, interrompendo il passaggio della corrente sulla linea. Se la rete non riesce a gestire la sovratensione, i sistemi di protezione staccano automaticamente i generatori o linee intere. Questo crea scompensi maggiori perché togliendo produzione si destabilizza la frequenza della rete. La rete diventerebbe così altamente instabile e arriverebbe al collasso. Il sistema energetico spagnolo è misto, quindi per ora è difficile imputare esclusivamente alle rinnovabili la causa o la “colpa” del blackout.
La questione “impianti fantasma”
Susanna Dorigoni, docente di Economia dell’energia e dell’ambiente nelle università Bocconi e Bicocca di Milano, spiega al Corriere della Sera: «Il sistema autorizzativo spagnolo particolarmente favorevole ha portato ad avere un gran numero di impianti fotovoltaici distribuiti». Poi ci sono gli impianti fantasma, ovvero i «piccoli impianti che non sono nei radar dell’operatore, che quindi non sa se l’energia prodotta sarà consumata a livello locale o se sarà ceduta alla rete e non può agire in caso di necessità di distacco perché c’è scarsità di domanda. L’aumento della generazione da rinnovabili non programmabili rende i sistemi più complessi e più vulnerabili sia a eventi endogeni che esogeni».
Secondo l’esperta «il gestore ha parlato di oscillazioni nella rete, che possono essere dovute a uno sbilanciamento tra produzione e consumo. Al momento del collasso la produzione è crollata per cause ancora ignote». E ancora: «Per la stabilità della rete è cruciale avere anche una produzione programmabile, che possa aumentare o diminuire rapidamente la potenza in uscita per mantenere la frequenza entro certi limiti, come gli impianti a gas, l’idroelettrico e il nucleare. E il fatto che questi ultimi rappresentassero una piccola parte del mix energetico ha contribuito a causare l’estensione del blackout e a ritardare la rimessa in funzione della rete». È colpa delle rinnovabili? «Non direttamente, il tema è saperle e poterle integrare nel mix di generazione».
L’avvertimento di Red Eléctrica
Red Eléctrica aveva avvertito due mesi fa i suoi investitori, nel suo rapporto annuale del 2024, del pericolo ipotetico che si producessero «disconnessioni di generazione» che potevano arrivare a essere «gravi», e che potevano influenzare «in modo significativo» l’approvvigionamento elettrico a causa dell’elevata penetrazione delle fonti di energia rinnovabile. Inoltre, il gruppo citava l’impatto che questo evento poteva avere in modo indiretto sulla reputazione della compagnia.

Redeia, la capogruppo di Red Eléctrica, aveva avvertito che la combinazione di due processi associati alla transizione verso energie verdi potevano mettere a rischio la stabilità del sistema elettrico. L’impresa citava l’aumento della produzione rinnovabile, con installazioni piccole (come quelle di autoconsumo) e con minore capacità di adattamento davanti a perturbazioni e guasti. Secondo l’azienda è un altro problema sarebbe legato all’eccessiva chiusura di centrali di energia “convenzionale” (centrali a gas, nucleare, ecc.), che in caso di guasto necessiterebbero di minori interventi e coinvolgerebbero una porzione minore della rete, senza compromettere l’intero sistema.
La compagnia presieduta da Beatriz Corredor identificava il rischio che piccoli generatori o impianti di autoconsumo di energie rinnovabili avessero difficoltà «nel breve o medio termine» nel gestire adeguatamente eventuali guasti o alterazioni sulla rete. Inoltre, l’aumento della produzione rinnovabile, implicherebbe una «maggiore incertezza» associata alle informazioni e ai dati necessari per intervenire in tempo reale sul sistema e, pertanto, complicando le previsioni di produzione e gestione. Questo modello secondo l’azienda è un rischio «per il funzionamento sicuro del sistema elettrico».