Milano nello spazio, regina della space economy

I progetti di una metropoli che guarda alle stelle

Milano, sede della Borsa italiana, culla della moda made in Italy e centro finanziario del paese. Ma il capoluogo lombardo non sembra accontentarsi. Prossima fermata? Lo spazio.
Ebbene sì, stiamo parlando della sede di stelle, pianeti e ogni sorta di corpo celeste, che negli ultimi tempi sta ritornando al centro dell’interesse delle nazioni. In quella che si potrebbe definire una “corsa allo spazio 2.0”. E in questa gara l’Italia, e in particolare Milano, non sembra volersi tirare indietro. La space economy, in italiano economia dello spazio, è un settore produttivo e finanziario che parte dalla fase di ricerca e sviluppo delle infrastrutture spaziali, per arrivare alla produzione di prodotti e servizi innovativi abilitati dalla tecnologia spaziale. Questi servizi includono telecomunicazioni avanzate, sistemi di navigazione e posizionamento precisi, monitoraggio ambientale e previsioni meteorologiche avanzate. E secondo gli esperti la space economy sarà una delle prospettive più promettenti per lo sviluppo dell’economia globale nei prossimi decenni. Per questo l’Italia ha presentato il “Piano Strategico Space Economy” definendo le linee strategiche d’intervento in grado di trasformare il settore spaziale nazionale in uno dei motori propulsori della nuova crescita del paese.

Politecnico e Oracle

Tra le realtà milanesi di spicco in quest’ambito c’è il progetto ORACLE, «un progetto finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana e messo in opera dal gruppo di ricerca del Politecnico di Milano, dipartimento di scienze e tecnologie aerospaziali». Lo racconta Michèle Lavagna, responsabile scientifico del progetto per il Politecnico di Milano.
L’idea è quella di creare un impianto per estrarre ossigeno dalla regolite, sabbia che c’è sulla superficie lunare, e che si trova su quasi tutti i corpi celesti che non hanno atmosfera o che ne hanno poca. «Diciamo che il suo scopo è dare la possibilità a un eventuale equipaggio umano che debba andare in esplorazione fuori dalla Terra di non doversi portare dietro le borracce d’acqua come in gita», spiega Lavagna. Ma non solo ossigeno per respirare. «L’acqua se la separi in ossigeno e idrogeno è un propellente, cioè una benzina molto valida anche per spostarsi. E quando tu vai a visitare un posto nuovo, la prima cosa che hai voglia di fare è esplorare, e perciò serve avere propellente per spostare i veicoli su lunghe». Il progetto meneghino, quindi, si inserisce nel grande scenario della space economy, che sta rivoluzionando il mondo dei viaggi spaziali. Infatti, il macchinario frutto del progetto ORACLE dovrebbe mettere “piede” sulla superficie lunare nel 2028, sfruttando proprio un veicolo commerciale diretto sulla Luna. E come farlo? Semplicemente acquistando un biglietto.

Bocconi e SEE
Logo dello Space Economy Evolution Lab, il centro di ricerca della Bocconi

Un’altra realtà tutta milanese è lo Space Economy Evolution Lab, un centro di ricerca facente parte della SDA Bocconi School of Management, la business school dell’Università Bocconi. Fondata nel 2018 dai professori Andrea Sommariva e Giovanni Bignami, uno dei più eminenti astrofisici accademici del nostro Paese, l’SEE Lab mira a fornire alle imprese orientate allo spazio, una comprensione approfondita e intuizioni strategiche per sfruttare le opportunità offerte dall’evoluzione dell’economia spaziale. Perché come dice Bignami: «La scienza e la tecnologia definiscono i limiti di ciò che è possibile. La realizzazione del “possibile” dipende dai benefici economici e politici per gli esseri umani qui sulla Terra».

Ancora Politecnico

Non solo Oracle, comunque. Il Politecnico di Milano è all’avanguardia nella ricerca anche in altre direzioni che guardano alle stelle, tanto da avere un dipartimento apposito: è il DAER, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali. Il DAER è l’unico dipartimento universitario in Italia interamente dedicato agli studi aerospaziali, che eredita e coltiva una lunga tradizione di studi del Politecnico sul trasporto aereo. Vale la pena ricordare qualcuno di questi progetti. Recentemente, infatti, lo European Research Council (ERC), organizzazione dell’Unione Europea che premia studiosi di talento impegnati in attività di ricerca di frontiera, ha deciso di finanziare quattro progetti guidati da ricercatori del Politecnico di Milano. Uno di questi, per esempio, è il progetto TRACES, che si propone di studiare le proprietà fisiche e dinamiche degli asteroidi.

Oltre ai progetti di ricerca il Politecnico ospita anche un Osservatorio di Space Economy, che valuta le opportunità tecnologiche e i relativi impatti di business in questo settore economico. L’Osservatorio si pone in un ruolo di intermediazione come consulente tecnico-scientifico tra tre generi di aziende: quelle impegnate a pieno titolo nella ricerca, sviluppo, realizzazione e gestione delle infrastrutture e tecnologie spaziali abilitanti; quelle che offrono soluzioni e servizi digitali; e tutte quelle aziende che rappresentano la “domanda”, interessate a nuove applicazioni d’uso e servizi derivanti dall’utilizzo combinato di tecnologie spaziali e digitali.

Non solo università

Al di là del mondo accademico, altre realtà milanesi operano nel settore dello spazio. OHB Italia è la succursale di una società europea con sede a Brema, in Germania. La filiale italiana, il cui quartier generale è proprio a Milano, si occupa di satelliti (artificiali), di cui segue tutte le fasi: dallo sviluppo, al lancio, al cosiddetto “management orbitale”, ovvero la gestione dell’apparecchio una volta raggiunta l’orbita prestabilita. Tra staff e collaboratori, l’azienda impiega 280 dipendenti, con una percentuale altissima di laureati (l’82%), perlopiù in Ingegneria aerospaziale, Matematica, Fisica, Ingegneria elettronica e Tecnologie dell’informazione (IT). Il solo scorrere la lista dei progetti in cui l’azienda è ad oggi impegnata fa sognare gli appassionati di fantascienza: c’è Prisma, satellite lanciato nel 2019 dalla Guyana francese allo scopo di acquisire e processare immagini del nostro pianeta; c’è “Comet Interceptor”, che, come suggerisce il nome, ha l’obiettivo di visitare una cometa; ma c’è anche Hera, contributo europeo a una missione della Nasa, con un suggestivo obiettivo indicato come “difesa planetaria”.

Un rendering del satellite “Comet Interceptor”, progettato e sviluppato da OHB Italia.
Hera, l’Europa nello spazio
Il lancio del DART, prima missione della Nasa a impattare l’asteroide Dymorphos.

Hera, infatti, monitora la coppia di asteroidi Didymos-Dymorphos, che, per la loro distanza dalla Terra (pressoché pari a quella del Sole nel loro punto di massima vicinanza alla Terra), rappresentano un’occasione unica per conoscere meglio questi corpi celesti. La NASA ha già eseguito (nell’ottobre 2022) un impatto cinetico sul più piccolo dei due corpi con il DART (Double Asteroid Redirection Test). Nel 2024, la navicella spaziale Hera, cui OHB Italia fornisce l’ingegneria dei sistemi, eseguirà un’indagine post-impatto visiva, laser e radio ad alta risoluzione. L’attività di OHB Italia su così tanti fronti dipende da una pioggia di ordini commissionati con i fondi del Pnrr, che spesso vengono reinvestiti nel settore avanguardistico della tecnologia spaziale.

 

 

Uno sguardo verso il “basso”

Il mondo dell’ingegneria aerospaziale non solo guarda allo spazio, ma permette di guardarci dallo spazio. A Milano, infatti, la MM Spa, che gestisce anche il servizio idrico integrato della città, rileva perdite attraverso la sovrapposizione di immagini satellitari. A volte, per identificare le falle della rete idrica e fognaria, basta osservare una diversa crescita nel verde soprastante, ma in altri casi si usano sensori radar: i satelliti emettono segnali che vengono rimandati indietro da riflettori a terra. Questi riflettori possono essere pali della luce, tombini, cartelli stradali, semafori. La complicità del satellite, dunque, aiuta la città a contenere ancora di più le proprie perdite, già molto inferiore alla media nazionale. E se anche le esigenze cittadine si allontanano un po’ dalle ambiziose mire della space economy, l’etichetta di “Milano nello spazio” può legittimamente comporsi anche con il contributo “dello spazio per Milano”.

Vittoria Giulia Fassola

Classe 2001. Ligure e anche un po' francese. Laureata in International Relations and Global Affairs, all'Università Cattolica di Milano. Mi interesso di politica estera e di tutto ciò che penso valga la pena di raccontare. Il mio obiettivo? Diventare giornalista televisiva.

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