IULM Food Academy: imparare a mangiare diffidando delle fake news

Mangiare frutta dopo i pasti fa ingrassare, una dieta senza glutine fa dimagrire, bere succo di limone disintossica. «Questi sono solo alcuni dei tanti falsi miti che circolano quotidianamente online» – spiega Daniela Minerva, direttrice della piattaforma multimediale Salute di Repubblica – «e molti di questi sono diventati ormai dogmi comuni all’interno della nostra società».

Secondo un’ analisi condotta dall’Agenzia Klaus Davi, il 54% delle fake news che circolano sul web riguarda proprio l’alimentazione. Gli utenti cercano continuamente modi di comportarsi, stili di vita da assumere, alimenti per dimagrire e per sentirsi meglio.

FAKE NEWS ALIMENTARI – COME NASCONO E COME DIFENDERSI

Spesso le fake news, o anche solo le notizie distorte, nascono da qualcuno che ha deciso di guadagnare con un’idea bislacca oppure da un media o un’azienda che avvia una campagna per dimostrare la sua tesi o per promuovere i propri prodotti, il più delle volte manipolando gli studi o eludendo alcune parti.

E a far diventare virali queste fake news è il desiderio diffuso di trovare risposte a chi cerca delle scorciatoie alle proprie domande (come dimagrire in 5 semplici passi) o sedare alcune paure (è vero che il caciocavallo può creare dipendenza come una droga?). Ma anche semplicemente per seguire una moda, un “famolo strano” che crea tendenza ma che non si basa su nessun fondamento scientifico.

«È importante tenere a mente che arrivare a delle conclusioni basandosi solo su un singolo studio non basta» sottolinea Daniele Minerva.

Sotto questo aspetto, uno dei casi mediatici che più si ricordano è quello sulla carne rossa e il cancro. Nel 2015, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha fatto riferimento alla pericolosità delle carni rosse, nello specifico di quelle lavorate, e il rischio della proliferazione di cellule cancerogene.

Tutto ciò, però, dipende sia dalle quantità sia dal modo con cui alcune componenti interagiscono con l’organismo. Per esempio, la lavorazione delle carni per la loro conservazione e le modalità di cottura modificano le molecole presenti o ne generano di nuove che possono aumentare il rischio di sviluppare un tumore.

I media, invece, hanno trattato la notizia scegliendo di mettere in risalto solo alcune parti di questo studio, suscitando così un allarmismo non fondato nell’opinione pubblica. Risultato? L’idea generalizzata che la carne rossa uccide il pianeta, aumenta la fame nel mondo e distrugge il fisico.

DALL’INFORMAZIONE ALL’EMOZIONE

Perché si arriva a tutto questo? Quando si trattano argomenti di carattere scientifico e medico e molto importante affidarsi per filo e per segno a quanto emerge dagli studi condotti dagli esperti. «Al giorno d’oggi i social network rappresentano il più grande veicolo di false informazioni. Questi portano la vita e le emozioni private nel discorso pubblico, permettendo all’opinione di chiunque di essere considerata al pari di quella degli esperti – sottolinea Daniela Minerva – «Condividere acquista lo stesso significato di una validazione scientifica e, in tutto ciò, il “Dr Google” compensa chi ha più click e non chi ha verificato più studi e fonti».

COSA FARE E NON FARE PER NON CADERE IN TRAPPOLA
  1. Diffidate dalle raccomandazioni che promettono una rapidità via di uscita
  2. Diffidate di avvertimenti apocalittici che denunciano il pericolo di questo o quel regime dietetico
  3. Diffidate dalle promesse troppo belle per essere vere
  4. Diffidate da conclusioni semplicistiche dedotte da uno studio complesso
  5. Diffidate dalle raccomandazioni basate su un singolo studio
  6. Diffidate dalle liste dei “buoni” e dei “cattivi”
  7. Ricordate: se c’è scritto «la ricerca è ancora in corso», si legge: «non ci sono prove»
  8. Diffidate dai personaggi celebri o sedicenti consumatori felici che promuovono una dieta o un prodotto
DAL 1960 A OGGI – L’EVOLUZIONE DELLA CUCINA IN TV
Andrea Delogu, Vice direttore Generale e Coordinamento Informazione Mediaset 

Non solo web e carta stampata, anche la televisione è “farcita” di cucina. Da strumento educativo e di divulgazione culturale, la tv diventa nel 1970 un nuovo modo d’intrattenere con Colazione allo studio 7 o A tavola alle 7. Per poi trasformarsi in un veicolo commerciale negli anni ’70-’80, dove chi guarda non è più solo spettatore ma anche consumatore.Negli anni 2000 arriva la vera svolta in ambito culinario: nascono i programmi dedicati alla cucina. Come La prova del cuoco, Gambero Rosso, Alice tv e Cotto e Mangiato. Per la prima volta, la cucina diventa un genere televisivo.

«In televisione, il cibo è oggetto di narrazione» – sottolinea Andrea Delogu, Vice direttore Generale e Coordinamento Informazione Mediaset – «E la televisione non potrebbe avere la sua forza senza la cucina perché intrattiene e cura le anime, le nutre. Cucinare significa infatti cuocere, creare, dar forma a qualcosa. E questa passione è la stessa che mettiamo in ogni nostro prodotto editoriale. C’è poco da fare, la cucina è per sempre, senza questa non potremmo essere animali sociali».

 

 

Francesca Daria Boldo

Nata e cresciuta tra le Dolomiti Bellunesi, Patrimonio UNESCO, classe ’96. Scorpione di segno e di fatto: empatica, estroversa ed energica (un po' rivoluzionaria). Laureata in Filosofia e specializzata alla magistrale di Editoria e Giornalismo all’Università degli studi di Verona, collaboratrice del quotidiano scaligero L’Arena e giornalista praticante per MasterX. Fin da piccola, annotare su un foglio bianco il mio punto di vista sul mondo e interrogarmi su mille perché è sempre stato il mio passatempo preferito e lo è anche adesso. La mia ambizione? Diventare una giornalista televisiva. Quando? Senza fretta ma senza sosta.

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