Sarà Giorgia Meloni contro Elly Schlein. Il duello forse più atteso e, allo stesso tempo, più inaspettato. Atteso perché la curiosità di vedere le due leader a confronto è grandissima fin dall’elezione della dem alla segreteria del Pd. Inaspettato perché il nostro Paese ha via via smarrito l’abitudine di veder i leader confrontarsi prima delle elezioni. Non è un caso che l’ultimo faccia a faccia risalga al 2019 quando Matteo Renzi sfidò Matteo Salvini nel salotto di Bruno Vespa. Un confronto però che non ebbe grandi risvolti elettorali dato che avvenne lontano dalle urne, all’alba del governo giallorosso. Se invece le due prime donne d’Italia si sfideranno, il risultato potrebbe spostare voti importanti alle prossime elezioni europee: sarà l’occasione di rilancio della sinistra ma anche la possibilità per Fratelli d’Italia di riaffermare il suo predominio nella maggioranza e provare a sparigliare le carte al parlamento europeo.
In tv, ma dove?
Il primo nodo da sciogliere affinché il duello diventi realtà, è definire la rete televisiva che lo manderà in onda. Subito dopo la conferenza stampa di fine anno, in cui il premier ha annunciato la sua disponibilità, Sky si è fatta avanti. La domanda su un ipotetico confronto era infatti stata posta da una loro giornalista. Ma Meloni contro Schlein sarebbe un evento di portata enorme e le altre emittenti non vogliono farsi scappare l’occasione di ospitarlo. Mediaset ha offerto uno spazio dedicato in prime time, subito dopo il Tg5, e anche i salotti dei principali programmi di approfondimento dei suoi canali. Anche Mentana, re delle maratone elettorali, ha già proposto un’innovativo faccia a faccia su La7. La Rai, con Porta a Porta in prima fila, si è candidata rivendicando il ruolo della tv pubblica. Il tutto, magari, nell’ottica di una riedizione dello scontro Berlusconi-Prodi del 2006.
Berlusconi-Occhetto
Volendo andare indietro, il primo pensiero non può che andare allo storico confronto tv tra Silvio Berlusconi e Achille Occhetto. Una sfida, quella moderata da Mentana, rimasta nell’immaginario collettivo grazie alla netta vittoria del leader di Forza Italia. Il patron di Fininvest, nel suo elemento naturale – la televisione – si affermò sull’avversario, ottenendo la fama di gran comunicatore. Dal canto suo, Occhetto mostrò tutto il suo disagio ad apparire in un medium che non padroneggiava. Del resto, si trattava di un’innovazione incredibile e anche gli staff dei candidati dovettero fare i conti con nuove dinamiche.
Questo confronto è diventato un caso che ha fatto scuola, con centinaia di studi ad analizzare ogni dettaglio. Famoso è quello relativo ai colori degli abiti dei candidati che influenzò la loro immagine agli occhi degli spettatori. Da un lato un Silvio Berlusconi dinamico e autorevole in blu; dall’altro un Occhetto che richiamava l’immagine di un vecchio funzionario del Pci con un completo marrone. Ma questa volta, grazie all’armocromista della Schlein, a sinistra non dovrebbero esserci problemi.
Berlusconi-Prodi, atto I
Nella mente degli italiani, il dibattito elettorale per eccellenza è quello fra Silvio Berlusconi e Romano Prodi. I leader dei rispettivi schieramenti di centrodestra e centrosinistra si sono affrontati ben quattro volte in diretta nazionale. In occasione delle elezioni del 1996, il primo confronto fu ospitato da Lucia Annunziata su Rai Tre. Un duello anomalo, poiché lo staff di Prodi ottenne di poter coinvolgere anche altri esponenti delle due coalizioni nel dibattito. Da sinistra si temevano le qualità di Berlusconi davanti alla telecamera e, solo dopo la buona performance di Prodi dalla Annunziata, si arrivò ad organizzare un vero faccia a faccia. Terreno di scontro, con regole durissime stabilite dai due staff dei candidati, fu Testa a Testa su Canale 5, condotto da Mentana. Anche in questo caso, secondo gli analisti dell’epoca, il risultato fu un sostanziale pareggio.
Berlusconi-Prodi, atto II
Per vedere di nuovo gli italiani incollati alla tv ad assistere a un cosiddetto “dibattito all’americana”, bisogna fare un salto in avanti di dieci anni. Molto era cambiato nella comunicazione politica, ma una cosa era rimasta la stessa: i due attori. Dopo 5 anni di governo Berlusconi, il leader di Forza Italia si ritrovò a scontrarsi con l’unico che l’aveva sconfitto nelle urne: Romano Prodi, nel 1996. Come raccontato da Clemente Mimun in una recente intervista a Libero, l’organizzazione del dibattito fu molto complicata. Ore e ore chiusi in una stanza fra discussioni, veti e pretese avanzate dai capi campagna dei due candidati, Paolo Bonaiuti e Silvio Sircana. Alla fine si arrivò ad un accordo, con regole al limite della follia. Studio neutro, conduttore solo a controllare i tempi, 2 minuti e mezzo a testa, telecamere fisse sui candidati e nascoste alla loro vista, taccuini e appunti vietati, giornalisti scelti dopo lunghe trattative.
Il primo dibattito su Rai Uno, condotto da Mimun, si giocò principalmente su due fronti: l’attacco alle politiche del governo uscente per Prodi e la minaccia rappresentata dalla sinistra per Berlusconi. A spezzare l’equilibrio fu l’appello finale: Berlusconi perse la cognizione del tempo e si dovette interrompere a metà, apparendo confuso e in difficoltà. Al contrario, il leader dell’Unione, risultò incisivo e si aggiudicò il primo round.
Il vero spettacolo andò in scena alcuni giorni dopo: stesso studio, ma con Bruno Vespa al timone. In questa occasione, Berlusconi diede il meglio di sé: prima definì Prodi con l’appellativo di “utile idiota“, per sottolineare la sua subalternità ai dirigenti della sinistra. Poi, nell’appello finale, la carta che gli fece recuperare molti voti: senza che Prodi potesse replicare, annunciò l’abolizione dell’Ici – la tassa sulla casa – se avesse vinto. Il colpo di scena che gli consegnò la vittoria del dibattito.
Meloni-Schlein, atto I?
Con il ritorno del centrodestra al governo e un’apparente ricomposizione del campo largo a sinistra, l’Italia sembra ritornata in una seconda repubblica 2.0. Proprio il ritrovato bipolarismo, potrebbe spiegare il ritorno dei confronti tv: la grande frammentazione del panorama politico ha reso difficile organizzare dibatti negli ultimi anni, con pretese di protagonismo di alcuni e volontà di sottrarsi di altri. Governi tecnici e alleanze fantasiose hanno poi complicato ulteriormente le cose.
La sfida fra Meloni e Schlein avrà dunque una doppia importanza. Quella culturale perché, per la prima volta, i leader saranno due donne. Quella politica poiché potrebbe sancire il ritorno dell’Italia sui binari del bipolarismo; magari più maturo e, soprattutto, duraturo.