
È stata ribattezzata “Morandi”, in rispetto del ponte crollato a Genova il 14 agosto del 2018, la legge promulgata martedì 15 aprile dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Che avrà l’obiettivo di riconoscere benefici alle vittime dei crolli di infrastrutture stradali o autostradali. Ma la firma di Mattarella non è senza riserve: “Punti che non appaiono in linea con la Costituzione”.
COSA PREVEDE LA LEGGE
La legge – il cui vero titolo è “Benefici in favore delle vittime di eventi dannosi derivanti da cedimenti totali o parziali di infrastrutture stradali o autostradali di rilievo nazionale” – era stata inizialmente promossa dalla Lega, approvata dal Senato il 21 novembre 2024 e dalla Camera il 20 marzo 2025.
E si propone principalmente di riconoscere uno status giuridico specifico alle vittime di eventi dannosi derivanti dall’incuria legata alla gestione delle infrastrutture o degli edifici strumentali all’erogazione di servizi pubblici.
Per far sì che sia lo Stato a farsi carico delle conseguenze di quelle carenze manutentive, e per “spingere” le istituzioni a moltiplicare gli sforzi per evitare il ripetersi di tragedie come quella del viadotto Polcevera. La legge si fonda sul principio di solidarietà (art. 2 della Costituzione) ed equipara queste vittime a quelle del terrorismo e della criminalità organizzata (leggi n. 302/1990 e n. 206/2004).

LA LETTERA CRITICA DI MATTARELLA
Oltre alla promulgazione della legge, il Presidente della Repubblica ha inviato al Governo – e più precisamente al Presidente del Senato La Russa, al Presidente della Camera dei Deputati Fontana e alla Presidente del Consiglio dei Ministri Meloni – una lettera che evidenzia alcune criticità.
Seppur Mattarella abbia riconosciuto, tra le righe: «Una significativa manifestazione di solidarietà nei confronti della sofferenza dei familiari di vittime di eventi drammatici». Il Presidente ha precisato di non potersi sottrarre al «dovere di segnalare punti che non appaiono in linea con principi e norme della Costituzione».

LE INFRASTRUTTURE “DI RILIEVO INTERNAZIONALE”
La critica di Mattarella parte da alcune riserve sulla «limitazione dei benefici alla sola ipotesi di “vittime di eventi dannosi derivanti da cedimenti totali o parziali di infrastrutture stradali o autostradali di rilievo nazionale”».
Secondo la prima carica dello Stato – infatti – parlare di “infrastruttura di rilievo nazionale” strizzerebbe l’occhio a una certa incertezza interpretativa. Che «non risulta di agevole determinazione e contrasta con il principio di eguaglianza» sancito dall’articolo 3 della nostra Costituzione. Vista «l’esclusione di analoghi benefici nel caso di vittime di cedimenti di altre sedi stradali».

Sempre a questo proposito, Mattarella scrive dubbioso anche della conformità al principio di eguaglianza della decisione di limitare i benefici ai casi di cedimenti stradali. «Abbiamo registrato, in passato, vittime causate da eventi relativi a strutture di altra natura, in particolare il cedimento di scuole. Non si comprende perché non venga preso in considerazione ogni altro evento analogo: basta pensare a ospedali, a strutture in cui si svolgono eventi sportivi o spettacoli».
LE POSSIBILI DISCRIMINAZIONI VERSO UNIONI CIVILI E CONVIVENZE
Nelle righe dopo, il Presidente Mattarella sposta il focus sui figli di vittime legate da unioni civili o da coppie in rapporto di convivenza, che rispetto ai figli di coppie coniugate sembrerebbero ricevere dalla legge un trattamento meno favorevole: «Il testo va necessariamente interpretato nel senso che beneficiari dell’elargizione devono intendersi tutti i figli di ciascuna vittima, inclusi quelli da rapporti di convivenza o di unioni civili. In caso contrario, si opererebbe un’inaccettabile discriminazione tra i figli delle vittime sulla base dello stato civile dei genitori”».
Gli aspetti possibilmente incostituzionali segnalati da Mattarella riguardano anche i diritti derivanti dalla convivenza stabile. «La giurisprudenza costituzionale – scrive – ha costantemente riconosciuto i diritti derivanti dalla convivenza stabile e dalle unioni civili, quali “rapporti ormai entrati nell’uso” e normativamente riconosciuti». A queste persone – spiega Mattarella – vanno riconosciute le stesse prerogative patrimoniali e partecipative del coniuge, pena l’illegittimità costituzionale.
MATTARELLA RICHIAMA IL GOVERNO, MA NON È LA PRIMA VOLTA
È già successo che il Presidente Mattarella accosti una lettera di richiamo al Governo in fase di promulgazione di alcune leggi. E i casi più recenti non sono affatto lontani nel tempo.
Uno risale al 24 febbraio del 2023, con il decreto “Milleproroghe”, mentre il più recente era del 2 gennaio 2024 con la legge sulla concorrenza. In tutti e due i casi, le perplessità avanzate da Mattarella riguardavano le proroghe delle concessioni balneari e del commercio ambulante in contrasto con le norme europee. Entrambe le volte, Mattarella aveva richiesto al Governo correzioni per le storture segnalate. Correzioni ad oggi non ancora sopravvenute.
«Rivolgo pertanto – ha concluso questa volta il Presidente – al Parlamento e al Governo l’invito a considerare con attenzione i predetti rilievi e a valutare interventi integrativi e correttivi».