La Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato l’Italia per non aver protetto la vita dei circa tre milioni di abitanti della Terra dei Fuochi: l’area compresa tra le province di Napoli e Caserta devastata dallo smaltimento illegale di rifiuti e dai roghi tossici. Secondo la sentenza, il pericolo per la popolazione è “grave, reale e accertato”, con un rischio definito “imminente”. La Corte ha stabilito che lo Stato italiano ha due anni di tempo per adottare una strategia efficace per affrontare la crisi ambientale e sanitaria che colpisce il territorio da decenni.
I DANNI AGLI ABITANTI DELL’AREA
Le istituzioni italiane sono ritenute responsabili di non aver preso misure adeguate per prevenire o limitare i danni causati dall’inquinamento, esponendo i cittadini a livelli di tossicità estremamente pericolosi. Secondo i dati raccolti negli anni, nella Terra dei Fuochi si registra un aumento significativo di malattie oncologiche, respiratorie e neurologiche, con un impatto devastante su bambini e anziani. I continui incendi dolosi di rifiuti tossici, spesso con la complicità della criminalità organizzata, hanno reso l’aria irrespirabile e contaminato il suolo e le falde acquifere.
CHI TENTA DI FAR SENTIRE, INVANO, LA PROPRIA VOCE
Tra le voci più autorevoli sulla questione c’è Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano e da anni impegnato nella denuncia di questa emergenza. «Abbiamo urlato per anni, ma ci hanno ignorati. Abbiamo subito minacce, calunnie, offese. Oggi, finalmente, la verità viene riconosciuta», ha dichiarato. Per Don Patriciello, la sentenza rappresenta un punto di svolta perché stabilisce in modo ufficiale le responsabilità dello Stato, ma avverte che il problema non si risolve con le parole. «Ora servono bonifiche serie, controlli veri e una politica che abbia il coraggio di agire, senza compromessi e senza interessi nascosti», ha aggiunto.
TANTI I DUBBI NONOSTANTE LA SCADENZA SERRATA
Nonostante la decisione della Corte, l’incognita resta sulle reali azioni che il l’Italia metterà in campo. In passato, gli interventi promessi non hanno portato a cambiamenti significativi e -anche dopo i numerosi ricorsi presentati da residenti e associazioni- la popolazione continua a vivere tra discariche abusive, incendi dolosi e tassi di malattie superiori alla media nazionale. La sentenza di Strasburgo rappresenta l’occasione, e forse l’unica soluzione, per un cambiamento concreto.