Sapienza, distrutta la panchina rossa contro la violenza sulle donne

Atto di vandalismo all’Università Sapienza di Roma, dove è stata distrutta la panchina rossa simbolo della lotta alla violenza sulle donne, che era stata inaugurata durante l’evento “Amami e basta” organizzato dall’Ateneo romano.

All’inaugurazione erano presenti la rettrice del polo universitario, Antonella Polimeni, il sindaco della capitale Roberto Gualtieri, la vicepresidente dell’assemblea romana, Svetlana Celli e i vertici della As Roma, la società che promuove la campagna “Amami e basta”.

La panchina rossa, sita in piazzale della Minerva, è stata distrutta e il gesto è stato rivendicato sui social dal collettivo Zaum Sapienza (Zone Autonome Università e Metropoli).

Le immagini condivise dal gruppo sui social mostrano le attiviste smontare la panchina, calpestarne le assi e poi buttarle in un cestino della spazzatura.
Il tutto corredato dalla scritta “Questo è quello che ne pensiamo delle vostre panchine rosse”. E ancora “Panchine rosse? Nell’indifferenziata”.

Già durante l’evento, tenutosi alle 10 della mattina di lunedì 11 dicembre, si erano verificati alcuni momenti di tensione generati da parte del gruppo femminista.
I membri del collettivo avevano infatti mostrato alcuni cartelli che riportavano la scritta “Say their name” e “Ogni femminicidio è omicidio di Stato”.

Il collettivo Zaum Sapienza si è scagliato contro la retorica dell’iniziativa proposta dall’Ateneo. L’Università Sapienza ha fatto sapere, tramite la rettrice Antonella Polimeni, che le autrici del gesto sono state identificate e che la panchina verrà ripristinata al più presto.

Le iniziative della Sapienza

“L’emancipazione femminile è un fatto e bisogna accettarla”, è il messaggio alla base delle iniziative dell’Università Sapienza che da anni combatte contro la violenza di genere.

Nel 2020 l’Ateneo ha inaugurato il corso di formazione in Culture contro la violenza di genere e il corso di laurea in Gender Studies. Il polo universitario ha inoltre dato vita al progetto di consueling psicologico e alla creazione di “safe zone”.

Le iniziative andranno avanti per tutto il 2024 e, lo scopo dell’Università, è che tutti gli studenti vi partecipino al fine di “farsi comunità” attraverso la partecipazione attiva di tutta la popolazione studentesca.

I simboli della lotta alla violenza sulle donne

Il rosso è, neanche a farlo apposta, il fil rouge che lega tutti i simboli della battaglia alla violenza di genere.

L’icona principale della lotta alla violenza sulle donne sono le scarpe rosse. La loro storia trova radici in Messico, a Ciudad Juarez. La cittadina messicana è nota alle cronache mondiali per detenere il primato del più alto numero di femminicidi.

I numeri parlano di oltre 2300 donne uccise negli ultimi trent’anni, solo a Juarez. Nel 2009 l’artista messicana Elina Chauvet ha posizionato, in una piazza della città, 33 paia di scarpe rosse da donna per ricordare le donne vittime di violenza, tra le quali la sorella ventenne assassinata dal marito.

La panchina rossa è un simbolo che si sta diffondendo sempre di più nelle città d’Italia e del mondo. La sua installazione rappresenta un luogo dove le persone possono fermarsi a riflettere sul fenomeno, sempre più diffuso, della violenza di genere.

Il fiocco, o nastro, rosso utilizzato come logo nelle campagne di comunicazione contro la violenza o appuntato al bavero di una giacca solo ultimamente ha assunto il significato di lotta alla violenza di genere. Il simbolo era, infatti, già in uso dal 1991 nelle campagne di sensibilizzazione internazionale per la lotta all’Aids.

Infine, la luce rossa illumina i monumenti delle principali città in occasione della giornata internazionale di eliminazione della violenza di genere del 25 novembre.

A cura di Glenda Veronica Matrecano

Glenda Veronica Matrecano

Classe 2000. Milanese. Laureata in Comunicazione, Media e Pubblicità all'Università IULM. "Curiosa, solare e tenace", così mi descrive chi mi conosce. Mi appassionano, soprattutto, la cronaca e l'attualità ma anche tutte quelle tematiche che sono in grado di accendere il dibattito pubblico. Tra le tante, ho un'aspirazione che supera le altre: diventare giornalista televisiva.

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