Al Salone del libro di Torino, lo scrittore Salman Rushdie ha presentato il suo nuovo libro Knife e ha commentato la scelta di Giorgia Meloni di querelare Roberto Saviano e Luciano Canfora. «I politici dovrebbero farsi la pelle più dura perché hanno potere. Invito la signora Meloni a essere meno infantile e a crescere».
Chi è Salman Rushdie
Salman Rushdie ne sa qualcosa dell’influenza del potere politico e religioso sulla letteratura. Lo scrittore inglese di origine indiana è passato alla storia per il suo celebre romanzo I Versi Satanici che gli costò una condanna a morte emessa dall’Ayatollah Ruhollah Khomeini nel 1989. In arabo si chiama fatwa, ed è una sentenza che deve essere emessa da un’autorità religiosa sciita e vincolante per tutti i musulmani.
Tradotto, da quel momento in poi, Rushdie ha vissuto con la scorta e il terrore di essere aggredito in qualsiasi momento da un estremista islamico. Ipotesi che si è verificata nel 2022. Durante una presentazione di un libro negli USA, un attentatore ha colpito Rushdie con 14 coltellate, portandolo, tra le altre cose, a perdere l’occhio sinistro. Episodio raccontato proprio nel suo nuovo libro Knife (Mondadori, 2024), presentato al Salone del libro.
La parte dei Versi Satanici accusata dai credenti musulmani è una storia secondaria del romanzo. Si tratta della descrizione del sogno di uno dei due protagonisti, in cui Rushdie rielabora un episodio della tradizione islamica non canonico, chiamato proprio versi satanici. È un corrispettivo di una sorta di vangelo apocrifo in cui si racconta un momento di debolezza di Maometto in cui il profeta viene ingannato dal diavolo. Nel libro, lo scrittore aggiunge altri dettagli. Racconta di un poeta ubriacone e alcune prostitute che criticano il profeta e lo accusano di essere un imbroglione, le prostitute, inoltre, hanno i nomi delle mogli del profeta.
La polemica
In occasione della presentazione del nuovo libro, Rushdie non ha esitato ad attaccare la premier Giorgia Meloni. Il riferimento dello scrittore è alle querele che la Presidente del Consiglio ha fatto a Roberto Saviano, che il 10 maggio dialogherà con lo scrittore inglese a Torino, e a Luciano Canfora, intellettuale e accademico italiano.
Meloni aveva querelato Saviano per un suo intervento a Piazzapulita su La7 nel dicembre 2020. Lo scrittore aveva detto: «Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame detto sulle ong: taxi del mare, crociere… viene solo da dire bastardi. A Meloni, a Salvini, bastardi, come avete potuto?». Per queste dichiarazioni, nel 2023 Saviano è stato condannato per diffamazione e a pagare un risarcimento di 1000 euro alla premier.
Discorso simile quello che riguarda Luciano Canfora, 81 anni, filologo, storico e professore emerito all’università di Bari. Giorgia Meloni lo ha querelato per diffamazione aggravata in riferimento all’utilizzo dell’espressione «neonazista nell’animo». L’episodio risale all’aprile del 2022, quando Canfora era stato invitato a parlare al liceo Enrico Fermi di Bari per un incontro sulla guerra in Ucraina. Ai tempi, la Premier era parlamentare.
Per ora, Canfora è stato rinviato a giudizio dal tribunale di Bari e l’inizio del processo è previsto per il prossimo 7 ottobre.