
L’Atalanta umilia la Juventus allo Stadium con un netto 4-0, infliggendo ai bianconeri una sconfitta che sembra mettere la parola fine alla corsa scudetto. Un passivo così pesante in casa non si vedeva da 57 anni, dal Derby della Mole del 22 ottobre 1967, quando il Torino travolse la Vecchia Signora con lo stesso risultato, appena una settimana dopo la morte della “Farfalla Granata”, Luigi Meroni.
La stagione 1967/68
La Juventus si prepara alla stagione 1967/68 con l’obiettivo di ottenere un posto in Coppa dei Campioni. La squadra è allenata da Heriberto Herrera, uno dei primi sostenitori del calcio totale, un “profeta del movimento” com’era stato soprannominato. Fa sorridere che appellativi simili siano stati allargati anche a Thiago Motta, che cinquantasette anni dopo ha vissuto lo stesso destino.
Gli ambiziosi colpi di mercato in cui sperava l’avvocato Agnelli, però, sfumano sul nascere. Il primo, l’allora promettentissimo Gigi Riva (Rombo di tuono prometteva già allora fedeltà assoluta al Cagliari). L’altro, era l’ala offensiva del Torino Luigi Meroni, la Farfalla Granata. L’acquisto fallì per le violenti proteste della tifoseria concittadina, che sfociarono anche nelle catene di montaggio FIAT. Gli operai arrivarono addirittura a sabotare le automobili per evitare che il loro idolo passasse sotto la famiglia Agnelli.

Tragicamente, però, Luigi Meroni non giocò buona parte di quella stagione. L’ala del Torino morì il 15 ottobre del 1967, quando, dopo una partita con la Sampdoria da migliore in campo, venne investito mentre attraversava a piedi corso Re Umberto. Un colpo durissimo, a diociotto anni dalla strage di Superga, l’incidente aereo in cui persero la vita tutti i giocatori del “Grande Torino”, la squadra italiana più forte dell’epoca.
Alla tragedia per la morte di un giovane talento, all’epoca aveva soli 24 anni, si aggiunse un amaro scherzo del destino. A investirlo fu un giovane tifoso granata, Attilio Romero, che trentatré anni dopo sarebbe diventato presidente della squadra.
Il derby del 1967
Il Torino affrontò quel derby in un clima di forte commozione. L’allenatore Edmondo Fabbri decise di affidare la maglia numero 7 di Meroni ad Alberto Carelli, in un gesto dal forte valore simbolico. La partita fu dominata dai granata, che si imposero 4-0 con una tripletta di Combin e un gol dello stesso Carelli. Un risultato netto, reso ancora più significativo dalle parole che Meroni aveva rivolto pochi giorni prima a Combin: “Vedrai che la prossima ne fai altri tre”.
Oggi, a distanza di oltre mezzo secolo, la Juventus si ritrova a subire una sconfitta con lo stesso scarto. Se nel 1967 il contesto era segnato dal dolore e da una rivalità cittadina, il crollo contro l’Atalanta sembra piuttosto evidenziare le difficoltà di una squadra che fatica a ritrovare una chiara identità di gioco. Un paradosso se si pensa che, proprio in questa stagione, il concetto di calcio totale, che Heriberto Herrera provò ad applicare in Italia, è tornato d’attualità con l’ascesa di Thiago Motta.