Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha informato il Parlamento sulle iniziative del governo per la fase 2 dell’emergenza coronavirus. In mattinata ha parlato alla Camera e nel pomeriggio al Senato. Un’informativa, quella di Conte, che ha toccato diversi aspetti legati all’evoluzione e alla diffusione del virus. Il premier ha ribadito che «il governo non può assicurare il ritorno immediato alla normalità della vita precedente» a causa di un indice di contagio che se tornasse vicino a 1 andrebbe a saturare le terapie intensive entro fine anno. Secondo il capo del governo, il 4 maggio non rappresenta il giorno della liberazione dal virus ma un «primo passo affinché il Paese possa incamminarsi sulla strada di una conquista di una vita serena». Considera poi «illeggitime» le ordinanze degli enti locali, come quella firmata il 29 aprile dal Presidente della Regione Calabria Jole Santelli, volte ad allentare le misure disposte dai Dpcm.
Le misure di sostegno economico
Nel corso dell’informativa il presidente del Consiglio ha spiegato che le misure economiche di sostegno previste dal decreto Cura Italia saranno prolungate e rafforzate nel nuovo decreto con 25 miliardi di euro da destinare «alle misure di sostegno al lavoro e sostegno al reddito come cassa integrazione, indennizzi per colf e badanti». Nello stesso decreto 15 miliardi saranno destinati alle imprese. Conte ha poi parlato del comparto del turismo annunciando che sarà sostenuto attraverso degli aiuti «alle imprese turistiche e alle famiglie sotto alcune soglie di reddito con un bonus da spendere nelle strutture ricettive del Paese».
Conte difende la costituzionalità dei Dpcm
Al termine dell’informativa, Conte ha rivendicato la legittimità costituzionale dei tanto discussi dpcm: «Non mi sfugge la portata dei rilievi della riserva di legge e del principio di legalità che la Costituzione pone a baluardo della persona. Ma quei principi non sono stati né trascurati né affievoliti», ha detto il capo dell’esecutivo. Il ricorso ai Dpcm è coperto da un lato dallo stato di emergenza deliberato lo scorso 31 gennaio, «da cui discendono precise conseguenze giuridiche come prevede il Codice civile», a cui si sono aggiunti «due decreti legge che offrono copertura legislativa».
Le reazioni della Camera
L’informativa di Conte alla Camera è stata ritardata di qualche minuto a seguito di una protesta dell’opposizione legata al mancato utilizzo della mascherina da parte del premier. Il presidente della Camera Roberto Fico è stato costretto a sospendere la seduta.
Tra gli interventi più duri quello dell’onorevole Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che ha attaccato le modalità con cui Conte ha informato delle nuove disposizioni: «Il premier ha fatto una conferenza stampa, poi ha reso noto il dpcm e infine con calma è venuto a informare il Parlamento di queste sue insindacabili decisioni. Ciò non è più tollerabile». La leader di FdI parla poi di una ‘sospensione della Costituzione’: «Conte non ha mai pensato alle elezioni, ma i pieni poteri li chiede lo stesso. Come siamo arrivati a questo punto? Il governo interpreta in maniera estensiva il primo decreto e in particolare la locuzione ‘ulteriori misure di contenimento’, quattro parole che consentono all’Italia di sospendere la Costituzione. È un insulto al Parlamento e allo Stato di diritto – conclude la Meloni – che quest’Aula deve garantire e difendere» e ha poi aggiunto «L’Italia non è un reality show e non consentiremo che lo diventi»
Renzi e Salvini al Senato
Dopo l’informativa al Senato, sono intervenuti Matteo Renzi, leader di Italia Viva e membro della maggioranza e Matteo Salvini, segretario della Lega e leader dell’opposizione. Il Senatore di Rignano sull’Arno lancia un ultimatum al presidente del Consiglio: «Glielo diciamo in faccia: siamo a un bivio. È stato bravo a rassicurare gli italiani, è stato molto bravo. Il punto però è che nella fase 2 della politica non basta giocare su paura e preoccupazione. C’è una ricostruzione da fare che è devastante e richiederà visione e scelte coraggiose. Dia un occhio in più ai dati dell’Istat o noi non saremo al suo fianco. Se sceglierà la strada del populismo non avrà al suo fianco Italia Viva», dice l’ex premier. «Non abbiamo negato i pieni poteri a Salvini per darli ad altri».
Più duro il leader leghista, che parla anche dell’occupazione del Senato messa in atto dai senatori del suo partito: «Rimarremo in Aula sino a che non si daranno risposte concrete agli italiani: basta chiacchiere, basta parole ». Un attacco poi diretto al capo dell’esecutivo: «La prossima volta, venga a dire abbiamo fatto, non faremo, faremo». Poi in Aula il leader della Lega ha aggiunto: «Alcuni vedono un futuro cinese, altri un futuro tedesco. Io e la Lega vediamo un futuro orgogliosamente italiano. La prossima volta non ci porti promesse ma fatti realizzati».