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Caso Almasri, Nordio e Piantedosi riferiscono in aula. Le opposizioni: «venga Meloni»

A  due settimane dalla liberazione del generale libico Osama Almasri Njeem, indagato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, il ministro della Difesa Nordio e il ministro dell’Interno Piantedosi hanno riferito in Parlamento riguardo il suo rimpatrio.

L’INFORMATIVA

Il primo a parlare è stato Nordio, che ha sottolineato gli errori contenuti nel mandato di arresto trasmesso dalla Corte Penale Internazionale: «L’atto è arrivato in lingua inglese senza  essere tradotto. Sin dalla prima lettura il sottoscritto notava una  serie di criticità sulle richieste di arresto che avrebbero reso  impossibile una immediata richiesta alla Corte d’Appello» di Roma. Inoltre c’era incertezza sul periodo in cui Almasri ha commesso questi crimini: «il primo mandato di arresto era completamente sballato perchè [la Cpi ndr.] aveva sbagliato niente meno che la data del commesso reato e noi ce ne eravamo accorti. Se non ce ne fossimo accorti e l’avessimo inviata alla corte d’appello italiana ce l’avrebbe mandata indietro dicendo che quel mandato di arresto era completamente contraddittorio». Il suo intervento ha provocato contestazioni dall’opposizione e applausi dalla maggioranza quando, al termine dell’informativa, ha criticato quella parte della magistratura che «si è permessa di sindacare l’operato del ministero senza aver letto le carte».
Successivamente nel suo discorso Piantedosi ha specificato che l’espulsione e il rimpatrio di Almasri sono avvenuti per tutelare la sicurezza dello Stato. Inoltre ha assicurato che il generale libico «non è mai stato un interlocutore del Governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio».

LE POLEMICHE CON OPPOSIZIONE

Il girono prima dell’informativa di Nordio e Piantedosi l’opposizione è tornata a chiede che sia Meloni a riferire in Parlamento. «In Senato un premier time manca da un anno e mezzo, siamo a metà legislatura e la presidente è venuta una volta sola, è molto grave» commenta il capogruppo Pd al Senato, Francesco Boccia. Nello stesso giorno anche Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 stelle, attacca la Premier in un tweet: «tu scappi dal Parlamento per non spiegare agli italiani perché hai rimpatriato con volo di Stato un boia,  sei convinta che noi italiani siamo tutti idioti?»

A rispondere alle accuse è il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, che commenta: «Il governo non scappa dal Parlamento, non c’era nessuna volontà dilatoria”, aggiungendo poi che a riferire in aula sono «due ministri molto importanti, quindi sono in grado di dare le risposte adeguate». Poi, interpellato su un’eventuale informativa di Giorgia Meloni, dichiara: «Ci sono i due ministri che sono in grado di garantire la massima informazione».

GLI INTERVENTI DELL’OPPOSIZIONE

Durante l’informativa in Parlamento le opposizioni sono tornate ad attaccare il governo. «Oggi c’è la grande assenza della presidente Meloni, che scappa dal Parlamento e dai cittadini» ha detto Conte durante il suo intervento alla Camera. La segretaria del Pd Elly Schlein nel suo discorso ha definito Meloni come «presidente del coniglio» e ha aggiunto: «Nordio non ha parlato da ministro ma avvocato difensore di Almasri:  prima ci ha detto che non ha avuto tempo di leggere 40 pagine in inglese, poi che le ha  lette talmente bene da trovare tutte quelle incongruenze. Il ministro deve trasmettere  gli atti e non valutarli, lei non ha letto la legge». Al termine del suo discorso i deputati del Pd hanno esposto dei cartelli a con la sagoma di un coniglio con su scritto «Meloni dove sei?» e «Meloni la patriota in fuga».

Nordio contestato alla Camera dai deputati del Pd (Ansa)

E’ intervenuto anche Nicola Fratoianni, il leader di Alleanza Verdi e Sinistra, che ha mostrato la foto di una bambina torturata in Libia, dichiarando: «Ci dica ministro, quando Almasri ha compiuto queste torture? Quando le ha fatte? In che anno? Ci dica ministro. Lei si è assunto la  responsabilità di non fare il suo dovere». 

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