Anche padel e All You Can Eat nel paniere ISTAT 2024

All’attenzione dell’Istat ci saranno da quest’anno anche i corsi di padel e i pasti all you can eat. Sono infatti due tra i beni e i servizi inclusi a partire dal 2024 nel “Paniere dei prezzi”, uno strumento pubblicato annualmente dall’Istituto di Statistica italiano. Il valore del documento risiede nella sua capacità di restituire i consumi delle famiglie italiane. Per “catturare” le abitudini di spesa, l’Istat aggiorna ogni anno un elenco di beni e servizi, dei quali procederà ad analizzare le variazioni di prezzo mensilmente. I metodi di rilevamento vengono periodicamente aggiornati, ma le novità più interessanti sono sempre quelle relative ai prodotti e servizi introdotti.

Uscite e nuovi ingressi

Sono 1915 i prodotti elementari inclusi nel paniere ISTAT 2024, in crescita rispetto ai 1885 dell’anno precedente. Tra le new entry che più colpiscono, il pavimento laminato, il deumidificatore e la lampadina smart (con funzionalità come la regolazione del colore o il controllo da remoto). Trova spazio anche il pasto nella formula “all you can eat”, sempre più comune nei ristoranti italiani. Oltre alle novità assolute, l’Istat indica i prodotti che entrano come consolidamento di abitudini di consumo. Fra questi vi sono piccoli elettrodomestici come la piastra per capelli, il rasoio elettrico e lo scaldaletto. Anche il reparto alimentare si aggiorna: entrano nel paniere varietà di frutta come le mele Kanzi e l’uva Vittoria. Non solo beni, comunque. Anche il settore dei servizi è ben rappresentato, con l’introduzione di corsi sportivi come acquagym, calcetto, padel, o formativi, in ambito artistico-culturale.

Un campo da padel indoor a Milano

Sul fronte delle uscite alcuni beni non sono giudicati più rappresentativi dei consumi degli italiani. Tra i prodotti che lasciano il paniere, il regolabarba elettrico, il tagliacapelli elettrico, il dispositivo per il tracking delle funzioni vitali e l’e-book reader. Per questi, segnala la nota informativa, «l’uscita dal paniere è stata determinata da criteri connessi o al calo delle spese sostenute dalle famiglie o alla ridotta rappresentatività, rispetto ad altri prodotti». Prodotti non difficili da intuire, considerando i quasi analoghi elettrodomestici introdotti quest’anno nella sezione “apparecchi elettrici per la cura della persona”.

Divisioni di spesa e dati aggregati

I dati sui singoli prodotti non rendono l’idea di quanto la spesa delle famiglie italiane cresca di anno in anno. A questo scopo esistono classificazioni più ampie alle quali riferirsi. Le divisioni di spesa rappresentano le categorie più comprensive all’interno delle quali rientrano i prodotti esaminati. Le divisioni di spesa sono 12 e coprono tutti i settori di beni e servizi.

Le più pesanti, in termini di spesa, sono prodotti alimentari e bevande analcoliche (17,2% del totale), trasporti (14,7%) e servizi ricettivi e di ristorazione (11,7%). Seguono quelli relativi ad abitazione, acqua, elettricità e combustibili (11,6%), servizi sanitari e spese per la salute (8,3%), ricreazione, spettacoli e cultura (8,0%). Su valori inferiori si attestano mobili, articoli e servizi per la casa (6,9%) e abbigliamento e calzature (6,0%). Completano la lista: bevande alcoliche e tabacchi (2,9%), comunicazioni (2,1%) e istruzione (0,9%). Tutto ciò che non appartiene a queste 11 categorie, rientra in quella residuale, altri beni e servizi (9,6%).

I prodotti alimentari sono tra i più influenti sulla spesa delle famiglie italiane

Le divisioni di spesa, così come le categorie inferiori, seguono la classificazione europea ECOICOP, che copre tutto l’universo dei consumi. La classificazione, come spiegato dal ricercatore Istat Alessandro Brunetti, individua degli aggregati di spesa, ovvero le spese fatte per gruppi di prodotto. Mano a mano che si scende i sottoinsiemi sono sempre più specifici, fino a inquadrare il singolo prodotto.

La classificazione delle divisioni di spesa relativa agli anni 2023 e 2024
Chi rientra nella rilevazione

Per la rilevazione 2024 sono 79 i comuni che contribuiscono al calcolo degli indici per l’interno paniere, mentre altri 12 solo per alcuni servizi e tariffe locali. I comuni coinvolti contano oltre 44mila unità di rilevazioni. Questi sono enti o attività come punti vendita, imprese e istituzioni, presso i quali sono raccolti i prezzi.

La raccolta dei dati avviene principalmente attraverso tecniche tradizionali, come le rilevazioni presso gli esercizi commerciali sul territorio, ma negli anni l’Istituto ha moltiplicato le sue metodologie. Oggi l’Istat effettua le rilevazioni anche mediante tecniche di web scraping dalla rete Internet (spesso come trasformazione di dati non strutturati) o acquisendoli da grandi fornitori di dati. Al servizio dell’Istituto anche gli scanner data, 33 milioni di dati da oltre 4mila punti vendita di grandi dimensioni, specialmente nel settore dei cosiddetti “prodotti grocery” (alimentari e prodotti per la casa).

Il dato sull’inflazione

Il paniere è uno strumento importante anche per il calcolo dell’inflazione, dal momento che, tracciando i prodotti costantemente, è possibile ricostruire l’andamento dei prezzi. Ogni mese l’Istat rileva le variazioni di prezzo dei prodotti inclusi nel paniere e comunica i dati all’EUROSTAT, contribuendo al calcolo dell’inflazione a livello europeo.

Per quanto riguarda la diffusione sul territorio nazionale, all’inizio di ogni mese l’Istat comunica la rilevazione del dato sull’inflazione, dato che viene poi confermato a metà del mese. La misura dell’inflazione, come detto, viene ricavata osservando le variazioni dei prezzi sui beni del paniere. Il paniere ISTAT rispecchia i consumi del Paese nel suo complesso, tuttavia, per quanto ampio, non può collimare interamente con il paniere di acquisto delle singole famiglie. Questo spiega la differenza che i singoli cittadini potrebbero percepire nella variazione dei prezzi rispetto ai dati diffusi dall’Istat.

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