La vicenda della Tav è entrata nel vivo dopo che è stato fatto trapelare, da fonti governative, che la riunione notturna della maggioranza per decidere sul tema, durata 5 ore tra il 6 e il 7 marzo, non è riuscita a trovare un accordo su come risolvere la trattativa. Come è noto, i 5 Stelle sono contrari e lo sono da sempre: la Tav fu un tassello importante nella costruzione dell’identità del movimento. Il fondatore del Movimento Beppe Grillo sostiene infatti la battaglia NO TAV dal dicembre 2005, e l’opposizione alle così dette “grande opere inutili” è da sempre parte del DNA dei pentastellati.
La Lega, dal canto suo, è anch’essa determinata a non mollare. Ne va del suo radicamento nell’elettorato del nord, che in questi giorni ha visto un coro di voci esprimersi a favore della costruzione del tunnel dell’alta velocità. Il ministro Salvini pare pronto a accettare un ridimensionamento anche sostanzioso dell’opera, ma la vuole fortemente e ha dichiarato di non gradire un’Italia che stralcia gli accordi già presi.
Nel contratto si parlava di ripensare integralmente l’opera, ma appunto la definizione è ambigua: per i 5 Stelle è l’autorizzazione a riparlarne del tutto, quindi anche fermarla, mentre per le Lega la costruzione della Tav è da considerarsi sicura, dopo aver apportato tutte le modifiche del caso.
Nella serata del 7 marzo ci sarà la riunione del consiglio dei ministri, quindi non sarà possibile continuare la trattativa sul tema. Intanto i 2 leader delle rispettive fazioni, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, gettano acqua sul fuoco: «Non ci sarà la crisi di governo».
Ma nella discussione notturna pare che ognuno abbia cercato solo di smontare la posizione dell’altro, senza voler cedere nulla della propria posizione. Il capogruppo del Movimento 5 Stelle Stefano Patuanelli ha dichiarato che qualche altra settimana per discutere è possibile. Ma i più pessimisti arrivano a ventilare che sulla Tav si rischia addirittura la crisi di governo.