Sicurezza, restano le zone rosse nelle grandi città

Corteo contro ddl sicurezza e zone rosse

Continuano a restare attive le zone rosse nei luoghi particolarmente “caldi” delle grandi città italiane su direttiva del Viminale. Dopo l’introduzione di questo provvedimento per la notte di San Silvestro, alcuni comuni hanno deciso di continuare sulla linea già tracciata per presidiare su ordine pubblico e sicurezza allineandosi a città come Firenze e Bologna, dove tali misure sono operative da mesi.

Il provvedimento

La nuova strategia securitaria proposta dal Viminale prevede il mantenimento delle zone rosse individuate il 31 dicembre scorso. Le città principali città coinvolte sono Milano, Roma, Bologna, Firenze alle quali si sono aggiunte anche Napoli e Torino. Le aree urbane interessate, sono ritenute particolarmente sensibili per motivi di sicurezza e ordine pubblico, in quanto frequentate da soggetti potenzialmente pericolosi o con precedenti penali. L’obiettivo è «assicurare ai cittadini la tutela della sicurezza urbana e la fruibilità degli spazi pubblici», come sottolineato dal governo e dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Per il momento, il provvedimento rimarrà attivo in alcune città per alcuni mesi, almeno fino al 31 marzo.

Le zone “a rischio”

Le aree designate come sensibili includono prevalentemente le zone della movida notturna. A Milano, ad esempio, sono stati individuati i Navigli, Corso Como e il quartiere centrale del Duomo. A Roma, l’attenzione si concentra sulla stazione Termini e le sue vie limitrofe, oltre alle aree di maggiore aggregazione, specie in vista del Giubileo. In queste zone sono stati segnalati episodi di spaccio, comportamenti aggressivi, minacciosi o molesti. Nonostante i risultati discutibili delle zone rosse durante la notte di Capodanno – come il caos registrato in Piazza Duomo a Milano – il provvedimento resta operativo con gli stessi obiettivi. A Roma, inoltre, viene utilizzato per presidiare le aree frequentate dai pellegrini in visita nella Capitale per il Giubileo, garantendo alti livelli di sicurezza.

Il dibattito acceso 

Il dibattito sull’efficacia e sulla legittimità del decreto è molto acceso. La Camera Penale di Milano ha espresso preoccupazioni, definendo l’allontanamento di persone già segnalate come «contrario al principio della presunzione di non colpevolezza e al buon senso». Questo evidenzia un conflitto tra la tutela della sicurezza pubblica e la salvaguardia delle libertà personali.

Una delle critiche principali riguarda la vaghezza dei criteri per definire i soggetti “pericolosi”. Tale discrezionalità lascia ampio margine alle forze dell’ordine e ai prefetti, che possono ricorrere al “Daspo urbano”. Una misura utilizzata per allontanare individui che ostacolano l’accesso e la fruizione di luoghi pubblici. Questo solleva interrogativi sulla possibile violazione di diritti fondamentali e sulla necessità di maggiore chiarezza e trasparenza nell’applicazione delle misure, al fine di bilanciare le esigenze di sicurezza con il rispetto delle libertà personali.

Nelle ultime ore, inoltre, migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro il Ddl sicurezza e le zone rosse. Le politiche del governo Meloni sono state accusate di rappresentare «un accanimento verso chi proviene da quartieri periferici o popolari». Inoltre, sono ritenute portatrici di una visione di sicurezza «pericolosa». Anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha espresso perplessità, dichiarando che le zone rosse non sono sufficienti a risolvere i problemi della città.

A cura di Matteo Carminati

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