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Così non va. La tecnologia Var è stata istituita nel mondo calcistico con l’intento di eliminare le polemiche e porre rimedio agli errori arbitrali. La 24° giornata di Serie A 2024/2025 ha però ripresentato un problema che quest’anno si sta facendo sempre più ingombrante: un utilizzo poco consono, ma soprattutto non omogeneo.
Fallo di mano di Gatti in Como-Juventus
Sul punteggio di 1-1, a una decina di minuti dal termine, il Como reclama un calcio di rigore per fallo di mano di Gatti. Il tocco c’è, ma pare involontario e al Var decidono di non richiamare l’arbitro. La scelta trova più persone in accordo che il contrario, ma la questione è un’altra. Solo poche giornate fa, il 12 gennaio 2025, alla Roma era stato assegnato invece un penalty per una circostanza molto simile.
In quel caso, il difensore rossoblù Lucumì aveva toccato accidentalmente con il braccio che usava per marcare il suo uomo. È chiaro che questo episodio più recente adesso andrà a creare un precedente. Prima ancora di stabilire quale delle due decisioni sia stata giusta o meno, sarebbe importante avere coerenza nel giudicare queste occasioni. Solo in questo modo si può far parlare il campo e ridurre le polemiche.
I due casi di Empoli-Milan
All’ottavo minuto di Empoli-Milan dell’ultimo scorso 8 febbraio, Liberato Cacace entra in maniera molto ruvida sulla caviglia di Kyle Walker. Il piede è alto e a martello, materiale per un controllo al Var. L’Arbitro Pairetto non estrae nemmeno il cartellino giallo e a Lissone non ritengono ci siano gli estremi per la sanzione più pesante. I vertici dell’AIA parlano di «mancata intensità», ma la giustificazione lascia perplessi milanisti e non solo. Il rischio di infortunio è stato alto e quando si mette a rischio l’incolumità di un giocatore, l’espulsione dovrebbe essere automatica o quasi. Ma, di nuovo, nemmeno questo è il problema in primo piano. Piuttosto lo è il fatto che molte altre volte questi interventi siano stati invece sanzionati col rosso. E, probabilmente, lo saranno ancora da qui alla fine del campionato.
Al quarto d’ora della ripresa poi, l’Empoli lancia Colombo che parte in fuorigioco piuttosto evidente. Il guardialinee non lo segnala e sul proseguimento Tomori, già ammonito, viene sanzionato con il giallo e dunque espulso. Il Var qui è tagliato fuori per regolamento, dunque le responsabilità sono da dividere fra Pairetto e il suo assistente. Quello che viene criticato è però il corto circuito nelle normative per il ricorso alla tecnologia. Qualunque episodio che nasca da un’infrazione, dovrebbe poter essere revocato. Così come un eventuale gol sarebbe stato annullato, lo doveva essere anche la sanzione disciplinare. E forse, come molti esperti suggeriscono, andrebbe introdotta la possibilità di ricorrere al Var in caso di seconda ammonizione, proprio come avviene nel caso di rosso diretto.
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Rigore non assegnato al Torino
Nei minuti finali di Torino-Genoa, i granata protestano per un fallo in area di rigore sull’attaccante Antonio Sanabria. L’attaccante del Toro viene infatti trattenuto vistosamente, ma l’arbitro lascia correre. Il Var non interviene e la partita termina fra le veementi lamentele dei piemontesi. In questo caso l’AIA ha parlato di «errore arbitrale e del Var», in quanto c’erano tutti gli estremi per il penalty. Viene dunque da chiedersi a cosa serve la tecnologia se non usata correttamente. Se invece che placare le polemiche, le alimenta proprio perché non si interviene nonostante ce ne sia la possibilità.
L’episodio sul finale di #TorinoGenoa 🔎
Il fallo da rigore non fischiato su Sanabria 🇵🇾#OpenVAR #DAZNSerieAShow #DAZN pic.twitter.com/Wwljw1PcwP— DAZN Italia (@DAZN_IT) February 9, 2025
L’analisi di questo episodio a Open Var
Soluzioni future
È chiaro come si sta arrivando al paradosso. Uno strumento per eliminare le polemiche, che diventa oggetto stesso di discussioni. Davanti ad errori come quelli sopra citati, prende sempre più piede l’idea del Var a chiamata, un po’ come il Challenge nel tennis e nella pallavolo. In questo modo ogni squadra potrebbe appellarsi alla tecnologia quando lo ritiene corretto. Un passo in più sarebbe poi rivedere e chiarire una volta per tutte il regolamento di utilizzo. Ma, la cosa più importante è senza dubbio l’uniformità nel metro arbitrale. Coerenza nei casi simili. Per il benestare degli arbitri stessi, delle società e di chi guarda il calcio.