Continua a salire il bilancio delle vittime del naufragio di migranti di fronte a Steccato, zona marina del Comune di Cutro, nel crotonese. Sono 64 i morti accertati, di cui 15 minorenni, ma il numero è destinato a crescere, visti i dispersi in mare. Secondo Ignazio Mangione della Croce Rossa Italiana, si stima che a bordo ci fossero circa 150-200 persone. 79 sono, invece, quelle tratte in salvo. Ma perché i rifugiati, partiti da Smirne, in Turchia, non scelgono di fermarsi nella più vicina Grecia? La strage si sarebbe potuta evitare riducendo i chilometri di percorrenza?
Perché non la Grecia?
Smirne e Atene sono separate da circa 300 km di mare. La distanza si riduce se si considerano alcune isole greche come Lesbo, Chio o Psara. Il 7 luglio del 2022 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato la Grecia per il respingimento delle barche dei richiedenti asilo in Turchia. I fatti contestati risalgono al 20 gennaio 2014, quando al largo dell’isola di Farmakonisi morirono undici persone tra donne e bambini, compresi i neonati. Il peschereccio a bordo del quale stavano viaggiando fu intercettato dalla Guardia Costiera greca, che ricondusse la nave nelle acque turche. Durante le operazioni, però, qualcosa andò storto. Le autorità staccarono il cavo con cui stavano trainando l’unità da pesca, che si ribaltò, anche a causa dell’agitazione dei migranti a bordo.
Ma non si tratta di un episodio isolato: all’epoca della condanna, erano 32 i presunti casi di respingimento. Da anni, la linea d’azione della politica ellenica verso i vicini turchi è particolarmente dura. Nei primi mesi del 2023, secondo un report di Aegean Boat, il governo ateniese ha respinto in Turchia 4.223 migranti, più del doppio rispetto a quelli approdati (1.869).
Questo atteggiamento, però, non rende la Grecia un Paese meno ambito dai rifugiati. Nel 2022, le richieste d’asilo ogni 100mila abitanti sono state 279. In Italia, il dato si ferma a 133.
I dati sugli sbarchi in Italia
Sono diverse le tratte migratorie che attraversano il Mediterraneo e l’Italia è la destinazione principale: dal 1° gennaio al 24 febbraio 2023, sono sbarcate più di 14mila persone provenienti dall’Africa settentrionale e dalla Turchia. Rispetto allo stesso periodo del 2021, sono più che triplicate (1.869).
Oltre a essere la rotta più percorsa, quella che collega Libia e Tunisia all’Italia è anche la più letale. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), dal 2014 a oggi si contano oltre 17mila vittime tra morti accertati e dispersi.
E dalla Turchia…
I flussi che partono dalle coste anatoliche rappresentano il 20% degli arrivi in Italia e raggiungono i litorali di Calabria, Puglia e Sicilia. I 6 miliardi di euro concessi dall’Unione Europea hanno ridotto drasticamente il numero di migranti che lasciavano la Turchia e attraversavano i Balcani via terra. I flussi via mare, però, sono in aumento. A segnalarlo è la Relazione 2022 dell’intelligence italiana, che sottolinea il ruolo delle organizzazioni criminali nel favoreggiare l’immigrazione irregolare. Il rapporto evidenzia la «natura transnazionale» del fenomeno, che «rende complessa l’attività di contrasto».