Lo storico stadio di San Siro a Milano è da anni al centro di polemiche. L’impianto è infatti giudicato vecchio e decadente, inadatto alle esigenze del calcio contemporaneo. Inter e Milan da tempo pensano alla costruzione di stadi di proprietà altrove. Ma il Comune non vuole rinunciare al Meazza e valuta progetti di ristrutturazione. L’obiettivo è quello di trattenere almeno una delle due squadre.
Il progetto per lo stadio
Il 31 gennaio, l’architetto Giulio Fenyves ha presentato a Palazzo Marino il piano dello studio “Arco Associati” per la ristrutturazione di San Siro. Ad assistere all’illustrazione del progetto una commissione consiliare plurima (Rigenerazione Urbana, Mobilità, Sport, Olimpiadi) e, ovviamente, il sindaco Beppe Sala.
Durante la riunione, il primo cittadino ha ricordato il vincolo posto dalla Soprintendenza circa la demolizione dello stadio. Il valore di “interesse culturale semplice” riconosciuto al secondo anello impedisce infatti l’abbattimento dell’edificio. Una decisione che cambia drasticamente le strade percorribili. «Noi eravamo disposti ad abbattere San Siro per un nuovo impianto», ha commentato Sala. «Se il vincolo lo impedisce è chiaro che la strada maestra per noi diventa la rivalutazione di San Siro», osserva. E conclude: «Per questo è importante valutare oggi progetti come questo nella speranza che ciò risolleciti l’interesse per San Siro da parte delle o di una squadra».
Le intenzioni “secessioniste” di Inter e Milan
Proprio l’interesse di Inter e Milan potrebbe essere il prossimo fattore per il futuro dello stadio. Nei mesi di discussione circa il nuovo Meazza, Inter e Milan non hanno perso tempo e hanno guardato altrove. Sul fronte nerazzurro, la società si muove a sud di Milano, verso Rozzano. Il progetto è stato affidato allo studio Populous e la società si sta impegnando a coinvolgere i tifosi proponendo sondaggi sulle tematiche relative alla nuova casa dell’Inter. Inoltre, la Beneamata ha già stipulato un accordo in virtù del quale vanta fino al 30 aprile un diritto di esclusiva sull’area di futura edificazione dell’impianto.
Sulla sponda milanista, d’altro canto, l’idea sarebbe in una fase ancora più avanzata. Il progetto rossonero, infatti, vede già in essere un primo investimento da 40 milioni. Lo stadio dovrebbe sorgere a San Donato, con una prima partita da giocare già nel 2028. La Giunta locale ha dato il suo benestare all’occupazione dell’area “San Francesco”. Oltre allo stadio, con una capienza da 70mila posti, la zona potrebbe ospitare la sede, il museo e il team store del Milan. Il prossimo passo sarà allora far arrivare le due parti a un accordo di programma, da concludere entro il 2025.
Quanto alla ristrutturazione dello stadio “Giuseppe Meazza”, le due società al momento non hanno dato alcun cenno. Il loro parere, però, è determinante, come ricordato dal sindaco Sala. «Speriamo e spingiamo le squadre a ripensare per l’ultima volta sul valore che c’è nel rimanere nella città di Milano», è l’appello del sindaco. Dal suo punto di vista, le squadre versano entrambe in condizioni di debito tali da non potersi permettere progetti autonomi. Questo potrebbe essere il fattore chiave del loro ripensamento.
Interventi rapidi e circoscritti
Ma in cosa consiste il progetto presentato ieri in Comune? Anzitutto, l’architetto Fenyves garantisce che l’esercizio dello stadio non sarebbe messo in discussione. La ristrutturazione è stata infatti pensata secondo una logica di “pacchetti” di intervento autonomi, nessuno dei quali metterebbe a rischio in modo duraturo le attività della struttura. La capienza non subirà variazioni significative nei numeri: i posti rimarranno circa 75mila, ma saranno distribuiti diversamente. Il nuovo impianto, sul modello degli stadi più moderni, punta ad includere numerose attività commerciali, come bar, ristoranti e negozi.
In secondo luogo, una stima delle cifre. Si tratta di un intervento con un costo stimato superiore ai 300 milioni di euro. Di questi, 235 milioni sono stati valutati solo per gli interni e circa 100 per la parte esterna. Al netto dei tempi di attesa per le questioni burocratiche, l’intervento potrebbe partire nel 2026 e completarsi in un lasso di tempo tra i due e i quattro anni.
Il quarto anello
Ma la vera novità è l’introduzione di un quarto anello, che sorgerà tra il secondo e il primo. Questa aggiunta rappresenterebbe un profondo elemento di restyling, capace di rinnovare totalmente l’immagine architettonica e tecnologica dello stadio. Dopo una parziale demolizione delle tribune del primo anello, il progetto prevede l’inserimento di un corpo di due piani. In questo spazio saranno disposti tutti i servizi integrativi, skybox, salottini, lounge, bar e aree comuni.
Questo tipo di organizzazione è qualcosa che gli stadi più moderni di tutta Europa hanno già provveduto a incamerare. Il nuovo White Hart Lane del Tottenham, così come l’Allianz Arena del Bayern Monaco, sono esempi di impianti polifunzionali. All’interno di essi, le persone sono disposte a trascorrere molto più tempo della sola partita di calcio o del concerto. Con tutti gli introiti economici che questa permanenza alimenta.
Le esigenze del quartiere
A presenziare in Sala Consiliare c’era anche Alessandro De Chirico, Capogruppo di Forza Italia al Comune di Milano. Oltre ad aver sottolineato l’importanza del contributo alle spese di ristrutturazione da parte di Inter e Milan, De Chirico ha sollevato la questione del degrado della zona. «I milanesi – ha commentato – hanno bisogno di sicurezza, di servizi, di più verde e di una riqualificazione delle aree in declino del quartiere». Come per il sindaco Sala, anche a suo avviso «la priorità è cercare di mantenere lo stadio a Milano per non pesare sulle tasche dei contribuenti e per non condannare la zona al decadimento».
San Siro, infatti, non è solo lo stadio, ma anche il quartiere omonimo. Edificato tra gli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, il Quartiere San Siro è un’area densamente popolata. L’azienda costruttrice fu l’ALER, da decenni leader in Italia nel settore dell’edilizia popolare e tuttora proprietaria della maggioranza dei 6110 alloggi del quartiere. Negli ultimi decenni, la zona ha conosciuto un insediamento sempre crescente di stranieri, che ad oggi costituiscono la percentuale maggiore dei suoi abitanti. Tra le provenienze più frequenti, Nordafrica, Asia e Sudamerica.
Nell’arco di novant’anni, tuttavia, l’area non ha mai subito decisi interventi di riqualificazione e al degrado urbano si è aggiunto il rischio sociale. Oggi la zona è interessata da vari tipi di attività criminali che vanno dall’occupazione abusiva, al racket e allo spaccio. Per questo motivo, il rinnovamento del solo impianto sportivo non sarebbe sufficiente a valorizzare la zona, ma sarebbe necessario un più ampio intervento di riqualificazione del territorio.