Il governo Meloni ha in cantiere una serie di misure sul tema pensioni. L’obiettivo è arrivare a una riforma strutturale che istituisca la Quota 41 secca, basata solo sui contributi e non sull’età.
Quota 103
La scadenza della sperimentazione di Quota 102 che consente di accedere alla pensione anticipata con 64 anni e 38 di contributi, entro la fine del 2022, si avvicina.
Per evitare che la legge Fornero rientri integralmente in vigore da gennaio 2023, il governo ha previsto una soluzione «ponte» che sarà valida per un anno. Si tratta di una Quota 41 in forma ibrida, che prevede un nuovo canale di uscita anticipata dal lavoro con 62 anni di età e 41 anni di contributi. A meno che il governo non decida di abbassare la soglia a 61 anni.
Di fatto entrerà in vigore una Quota 103 e sarà accompagnata dal prolungamento di un anno dell’Anticipo pensionistico Ape sociale e Opzione donna, che permette l’uscita a 35 anni di anzianità contributiva e a 58-59 anni d’età.
L’obiettivo per la fine della legislatura
L’obiettivo del governo è di arrivare a Quota 41 “secca”, misura che è sostenuta dalla Lega e appoggiata anche dai sindacati. Così facendo si potrà andare in pensione con 41 anni di versamenti a prescindere dall’età. Il 2024 vedrà una riforma organica della previdenza con una serie di passaggi.
Oltre a Quota 41, dovrebbe essere previsto un nuovo meccanismo di uscite partendo da una soglia anagrafica minima di 62 o 63 anni, con due possibilità. La prima è la riduzione del trattamento pensionistico in base al numero di anni di anticipo rispetto al requisito di vecchiaia. La seconda il ricalcolo contributivo dell’intero assegno con l’importo che si ridurrebbe fino a superare il 20%, uscendo a partire dalla soglia minima di età, una sorta di Opzione uomo.
Per funzionare, questo meccanismo ci metterà uno o due anni, nel frattempo potrebbe scattare una Quota flessibile che preveda un mix elastico di contributi ed età anagrafica, sempre a partire da 62 o 63 anni.
Con questa riforma il governo conta anche di alleggerire la tassazione sui fondi pensione. L’esecutivo ha intenzione di far scendere di 2-2,5 punti percentuali, il prelievo fiscale sulla previdenza integrativa, che attualmente è al 15% .