La battaglia a tutto campo contro l’odio online prosegue. La startup “Chi Odia Paga”, creata per combattere le tante forme di intolleranza che si verificano in rete, ha aderito al progetto “Repubblica Digitale” patrocinato dal Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione Paola Pisano. L’iniziativa governativa e del Ministro Pisano in particolare, mira a semplificare l’accesso ai servizi pubblici digitali, favorendo la trasformazione digitale attraverso azioni con carattere educativo, divulgativo e culturale.
I servizi offerti dalla startup “Chi Odia Paga”
All’interno di questo programma, la sensibilizzazione nei confronti delle varie forme di intolleranza in rete, come cyberbullismo, stalking, revenge porn, hate speech e diffamazione online, risulta fondamentale. Da qui l’importanza della partecipazione di “Chi Odia Paga”, costituita nel 2018 da Francesco Inguscio, già fondatore e CEO della società di consulenza per l’innovazione di startup Nuvolab.
COP è infatti una piattaforma online avviata con lo scopo di assicurare la migliore procedura di tutela legale caso per caso. Uno dei servizi permette, mediante la compilazione di un questionario interattivo, di poter sapere se l’utente sia o meno vittima di un reato sul web. La risposta viene elaborata grazie a un algoritmo di intelligenza artificiale, creato utilizzando un archivio di più di 1.500 sentenze emesse e avvalendosi di una squadra di avvocati specializzati sul tema.
L’accordo di COP col governo
Grazie all’intesa fra il progetto governativo e la piattaforma legaltech, il primo servizio di feedback automatizzato sarà fornito gratuitamente da “Chi Odia Paga”. «Sin dall’inizio del mio mandato», ha dichiarato il Ministro «ho creduto che proteggere chi viene colpito dall’odio online e al tempo stesso salvaguardare i principi di libertà di espressione fosse un obiettivo primario». Da qui il supporto a COP: «È importante dare il giusto sostegno a iniziative come quelle portate avanti da “Chi Odia Paga”, che hanno il grande merito di usare la tecnologia per dare risposte etiche e concrete a problemi che la stessa tecnologia pone».
Si tratta comunque soltanto del primo passo di un progetto in piena evoluzione: nei prossimi mesi saranno infatti rilasciati ulteriori strumenti per difendersi in modo rapido ed economico e dall’intolleranza in rete.
Tuttavia, non sempre è così semplice segnare con certezza il confine fra ciò che è legale e ciò che non lo è. Infatti, precisa il fondatore di COP Francesco Inguscio, «non è sempre tutto odio ciò che urtica. Non sempre ci sono gli estremi per denunciare commenti aggressivi. Il nostro obiettivo non è sostituirci agli avvocati ma dare assistenza al cittadino, per capire quando ci sono le condizioni per contattarne uno».
Ciò nonostante, la denuncia rimane l’ultima possibilità a cui ricorrere per tutelarsi. È lo stesso Inguscio a indicare la strada per un possibile cambio di rotta nel comportamento online: «la prima difesa è l’educazione e deve essere sostenuta supportando tutte le associazioni che fanno sensibilizzazione e formazione su questi temi».