Proseguono le battaglie nei confronti delle grandi compagnie tecnologiche. Questa volta è il turno della città di New York: l’accusa annunciata dal sindaco Eric Adams a YouTube, Snapchat, TikTok e le società di Meta (Instagram e Facebook) è di «avere progettato intenzionalmente le piattaforme al fine di manipolare e creare dipendenza nei bambini e negli adolescenti». L’annuncio giunge a un mese di distanza dalla pubblicazione di un documento della commissione di salute e igiene mentale della città di New York che mette in luce lo stato dei giovani della città.
L’impatto dei social sul benessere mentale delle nuove generazioni non è cosa nuova. Solo qualche settimana fa i dirigenti delle principali piattaforme rispondevano davanti ai senatori della commissione Giustizia del Congresso americano. Zuckerberg, incalzato dai senatori, aveva detto: «Mi scuso con i parenti delle vittime». Per il sindaco di New York le scuse non sono state sufficienti.
La prima grande città a denunciare le Big Tech
«New York è la prima grande città americana compiere un passo di questa dimensione per denunciare direttamente e in modo chiaro il pericolo dei social media». Queste le parole del sindaco Eric Adams che ha depositato la denuncia di 305 pagine presso la Corte Superiore della California (per via dei legami delle compagnie all’area di Los Angeles).
Social media has contributed to a youth mental health crisis in New York City.
Today, we’re taking bold action to hold these companies accountable because our children, our families, and our future are more important than profit.
Read more: https://t.co/ALy8IZhxYc pic.twitter.com/495XpRebrr
— Mayor Eric Adams (@NYCMayor) February 14, 2024
L’accusa è di avere «alimentato una crisi mentale tra i giovani su scala nazionale a livelli che non si erano mai visti». La denuncia prosegue accusando le piattaforme di manipolare e creare dipendenza nei bambini e negli adolescenti. E che attraverso la ricerca psicologica abbiano sviluppato sistemi col fine di rendere i giovani dipendenti dai social.
Il sindaco sottolinea le specificità di New York, una città da sempre costruita sull’innovazione e la tecnologia. Ma aggiunge che «anche se abbiamo creato nuove opportunità di lavoro e prosperità con le nuove tecnologie, ci sono nuovi pericoli, specialmente riguardo gli effetti dei social media sulla salute mentale dei nostri giovani». A supporto delle sue accuse, il sindaco Eric Adams ha presentato alcuni punti del documento della commissione di salute e igiene mentale della città di New York. «I nostri dati più recenti rivelano che i giovani di New York soffrono di ansia, si sentono senza speranza fino ai tentativi di suicidio». La sua richiesta è di un processo con tanto di giurati per l’ottenimento di risarcimenti e protezioni più forti.
Il documento della commissione
Il rapporto evidenzia una crisi di salute mentale generalizzata ma con dati più preoccupanti se presi in considerazione i giovani di colore, i latini, le giovani ragazze e gli appartenenti alla comunità LGBTQI+. I dati riguardano lo stato mentale degli studenti delle High School newyorkesi nel periodo 2011-2021: risultano in crescita del 42% la percentuale di giovani che si sente ‘senza speranza’ e del 38% il tasso di ‘ideazione di suicidio’. Comportamenti, secondo il documento, strettamente collegati all’uso massiccio dei social media. Il 77% degli studenti di scuola superiore a New York passa ogni giorno in media tre o più ore davanti uno schermo, senza considerare il tempo speso per i compiti.
La risposta delle compagnie
In risposta alle accuse della città di New York, un portavoce di Meta ha dichiarato che la società di Zuckerberg sta sviluppando una trentina di strumenti per sostenere i giovani e i loro genitori, anche con nuove assunzioni con il preciso compito di tenere ‘i ragazzi al sicuro’. TikTok, che ha già implementato un limite di sessanta minuti di navigazione sulla piattaforma per chi ha meno di diciotto anni, ha dichiarato di continuare a lavorare al fine di ridurre ulteriormente i rischi. Diversa la risposta di Snapchat, che ha spiegato di essere un social diverso rispetto gli altri, in quanto non dotato di un sistema di “like” o di commenti. Google, proprietario di YouTube, ha invece respinto le accuse del sindaco di New York definendole «semplicemente non vere».