Tre anni e 5 mesi, meno i 10 mesi che ha già trascorso agli arresti domiciliari: il tribunale di Mosca ha deciso il destino di Aleksej Naval’nyj, l’oppositore del presidente Vladimir Putin. Durante l’udienza di oggi 2 febbraio 2021 è stata commutata la pena di 3 anni e mezzo in 2 anni e 8 mesi di colonia penale prevista per il processo di Yves Rocher di oltre 6 anni. Secondo l’ong Ovd sono state arrestate tra le 311 e 358 persone che si trovavano fuori dal tribunale di Mosca durante il processo. Durante l’udienza era presente anche la moglie di Naval’nyj, Julia Naval’naja, uno dei volti simbolo delle proteste che hanno infiammato la Russia dopo l’arresto del dissidente, avvenuto lo scorso 17 gennaio.
La presenza dell’Occidente
Il processo contro il leader del Fondo Anti-corruzione è diventato un affare internazionale: durante l’udienza, che è iniziata in mattinata presso il tribunale distrettuale Simonovskyj di Mosca, si sono presentati anche diplomatici inviati da 13 Paesi: Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, Norvegia, Austria, Lituania, Repubblica Ceca, Olanda, Canada e Lettonia. In risposta alla presenza dei diplomatici la direttrice del dipartimento stampa del Ministero degli Esteri russo Marija Zakharova ha reagito con un post su Facebook: «Anche se gli occidentali vedono Naval’nyj come “loro”, è cittadino della Federazione Russa. Questo non è più solo un intervento interno di uno stato sovrano. […] O forse è un tentativo di pressione psicologica sul giudice?». In un secondo post su Facebook, la ministra ha dichiarato che questo non dovrebbe essere la norma: la presenza di diplomatici e rappresentanti di altri paesi è prevista solo nel caso in cui gli imputati provengono da un altro Stato o sono terroristi internazionali.
Le parole di Naval’nyj
Durante il suo discorso alla sbarra Naval’nyj ha dichiarato che Putin entrerà nella storia come un avvelenatore: «Sapete, c’era Alessandro il Liberatore. O Yaroslav il Saggio. E avremo Vladimir l’avvelenatore delle mutande. È così che passerà alla storia».
«Ho inflitto un’offesa mortale (a Putin) per il fatto di essere sopravvissuto. Grazie a brave persone: piloti e medici. Poi l’ho offeso ancora di più – per il fatto che, essendo sopravvissuto, non mi sono nascosto, vivendo da qualche parte sotto scorta in un bunker più piccolo che potevo permettermi. E poi è successo qualcosa di terribile. Non solo sono sopravvissuto, non solo non mi sono spaventato o nascosto – ho anche partecipato alle indagini sul mio avvelenamento. E abbiamo dimostrato e dimostrato che è stato Putin, usando l’FSB, a compiere questo tentativo di omicidio. E non ero l’unico. E ora lo sanno e impareranno molto di più. E questo è ciò che fa impazzire questo piccolo ladro nel suo bunker».
Il dissidente ha concluso così il suo discorso: «[…]Chiedo libertà immediata per me stesso, per le altre persone arrestate. Non accetto la sua idea, è completamente falsa, non è conforme alla legge e chiedo il mio rilascio immediato».
I sostenitori di Naval’nyj si sono messi d’accordo sui social e stanno già manifestando soprattutto a Mosca e a San Pietroburgo.