Musica, storia e cultura pop, i 70 anni dell’Inghilterra della regina Elisabetta

Capelli candidi, abiti color pastello e un trono di 70 anni. Il 5 marzo 2022 l’Inghilterra ha celebrato il giubileo di platino della regina Elisabetta. I festeggiamenti, davanti ai cancelli di Buckingham Palace, hanno consacrato la sovrana più nota al mondo. Il suo regno è il più lungo della storia del Paese: ha superato persino la durata di quello della Regina Vittoria. Ha attraversato così molte sfide del Novecento e dell’inizio del nuovo millennio. È però diventata un’icona anche nella cultura pop.

Salita al trono nel 1952, Elisabetta ha raccolto l’eredità di suo padre Giorgio VI. Il “re balbuziente” aveva guidato l’Inghilterra durante la Seconda guerra mondiale. Aveva però lasciato alla figlia un Paese provato. Infatti, l’epoca coloniale era terminata e Londra era in cerca del proprio posto nel nuovo scacchiere internazionale, dominato dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica.

Sempre equilibrata, Elisabetta è rimasta una figura super partes nelle lotte tra i Laburisti di sinistra e i Tory conservatori. Lo è stata anche negli anni del governo della Lady di ferro, Margaret Thatcher. Allora l’opinione pubblica era animata dalle contestazioni operaie e dalle proteste contro la guerra per le isole Falkland, a sud dell’Argentina. Erano anche gli anni della rabbia giovanile e del punk. Pur criticando la monarchia, questo movimento artistico ha reso la regina un simbolo: brani come “God save the Queen” dei Sex Pistols hanno consegnato la sua figura alla cultura pop. Un decennio più tardi Morrisey, il frontman dei The Smiths avrebbe suggerito per la sovrana inglese la fine di Maria Antonietta. Nemmeno il lugubre augurio di “The Queen is dead” ha però compromesso la popolarità della regina. Anzi probabilmente ha contribuito a rafforzarla.

Il nome di Elisabetta però è legato, anche grazie a film e serie tv, soprattutto a quello di un’altra donna, Diana Spencer, la candela nel vento, cantata da Elton John. Lo scontro tra la tradizione monarchica e la modernità della “principessa del popolo” è stato un leitmotiv, fino alla morte dell’ex moglie del principe Carlo nel 1997.

In quello stesso periodo, l’emittente di stato Bbc One passava la prima canzone dei fratelli Gallagher e della loro band, gli Oasis. Accettava così la sfida delle numerose radio libere nate nei decenni precedenti e lanciava un nuovo modo di raccontare lo smarrimento di una Nazione e dei suoi giovani, il britpop. Intanto la sinistra britannica cercava una nuova identità, dopo il disfacimento dell’Urss nel 1992. I suoi sforzi sono culminati nella “Terza via” di Tony Blair: un tentativo di equilibrio tra le istanze sociali e quelle della globalizzazione.

Nel nuovo millennio le difficoltà economiche, acuite dalla crisi del 2008, hanno allontanata Londra dal resto dell’Europa. Così nel 2017 un referendum ha sancito per pochi voti la Brexit: l’uscita dall’Unione Europea, dopo più di quarant’anni di adesione. Elisabetta è stata fondamentale come simbolo di unione per il popolo inglese, durante gli avvicendamenti politici tra James Cameron, Theresa May e Boris Johnson. Il lutto per la morte del marito, Filippo, le liti in famiglia e la pandemia di Covid 19 non sono riusciti a scalfirla.

Nei giorni precedenti al giubileo, si temeva che la regina non riuscisse a essere presente alle celebrazioni per alcuni problemi di salute. Elisabetta però ha salutato la sua Inghilterra, al fianco del suo erede Carlo. È stata solo l’ultima sfida vinta di un regno lungo 70 anni.

Giorgia Colucci

Classe 1998, vivo tra Varese e Milano, ma mi appassiona il mondo. Curiosa su tutto, scrivo di ambiente, di diritti e di casa mia su Il Fatto Quotidiano.it. Oltre a collaborare con Master X, parlo di rock ai microfoni di Radio IULM e di Europa a quelli di Europhonica. Per non farmi mancare niente, anche di cinema su Recencinema.it. Nel 2018 ho pubblicato "Vorrei mettere il mondo in carta", una raccolta di poesie per I Quaderni del bardo Edizioni

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