«Milano attrae ma non restituisce quasi più nulla a chi ci vive». Giuseppe Provenzano, ministro pd del governo Conte, spara a zero sulla giunta di Beppe Sala, il sindaco che ha recentemente espresso l’intenzione di ricandidarsi nel 2021. La città ha rafforzato il suo primato di traino economico del Paese, ma per il ministro per il Sud non sembra abbastanza. In un dibattito organizzato dall’Huffington Post sul tema “il Meridione visto dal Nord”, Provenzano ha ribadito che nonostante l’attrazione esercitata sul resto d’Italia, Milano non restituisce più quello che gli emigrati sognano di ottenere dalla città. «Intorno ad essa si è scavato un fossato: la sua centralità, importanza, modernità e la sua capacità di essere protagonista delle relazioni e interconnessioni internazionali non restituisce quasi niente all’Italia. È la sfida che dovremo provare a cogliere».
In poche parole, per il ministro non è Milano a essere la sola ad avvicinarsi all’Europa, ma è la città a non volersi “sentire italiana”. L’attacco arriva da un esponente di governo del Pd, architrave della maggioranza nell’assetto politico milanese. «Milano restituisce nella misura in cui ci viene chiesto e nella misura in cui veniamo messi in condizione di farlo – ha ribadito Beppe Sala -. Non abbiamo nessun istinto egoistico». Se da una parte il sindaco difende a spada tratta la città, dall’altra ammette che sta fagocitando tutta la ricchezza che potrebbe ottenere il Paese. «Se mi chiedete da sindaco di Milano se è giusto, dico di no – aggiunge -. Mettendosi nei panni delle imprese straniere, qui si sentono rassicurate perché sanno che il sistema funziona». Il riferimento è alle oltre 4.000 multinazionali che hanno trovato sede nell’area metropolitana.
Va all’attacco anche la forzista Mariastella Gelmini: «È un’accusa irragionevole. Il governo prenda le distanze da Provenzano». A difenderlo però c’è Pierfrancesco Majorino, eurodeputato Pd, per anni assessore di Sala: «Sono convinto che non volesse attaccare Milano, semmai dobbiamo lavorare tutti per fare di più squadra».
Alla fine è lo stesso ministro a smorzare i toni: «Nessun attacco a Milano, nessuna polemica con Sala. Solo una frase ripresa da un ragionamento sull’allargamento dei divari tra Nord e Sud. Milano è un punto di riferimento nazionale, un faro».