Nella sua prima visita bilaterale all’estero la premier Giorgia Meloni ha incontrato il Presidente della Repubblica algerina, Abdelmadjid Tebboune. Lunedì 23 gennaio Italia e Algeria hanno firmato un accordo d’intesa con la compagnia statale algerina Sonatrach. Lanciato il “Piano Mattei”. L’obiettivo per l’Italia è guadagnare l’indipendenza energetica e dal gas russo entro due anni. Della delegazione italiana hanno fatto parte anche l’a.d. di Eni Claudio Descalzi e il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. La Meloni ha dichiarato alla presenza dei marinai italiani: «Nel Mediterraneo viaggia la stragrande maggioranza dei nostri interessi nazionali. Per noi è un territorio cruciale, e il vostro lavoro è strategico per proteggere i nostri progetti».
Lo scopo del Piano Mattei
Nell’ottica di Palazzo Chigi avviare il “Piano Mattei” – come lo ha definito la stessa Meloni – potrebbe portare a numerosi vantaggi. Trasformare l’Italia in un hub energetico significa aumentare il flusso di gas da tutti gli Stati produttori collegati alla Penisola: dall’Egitto al Mozambico, passando per la Tunisia e la Libia. Dall’Algeria arrivano il 40% delle forniture di gas del nostro Paese, transitando attraverso i gasdotti collegati alla Sicilia. Il progetto Elmed collegherà la Tunisia all’Italia — finanziato al 40% da Bruxelles — e consentirà il passaggio di energia elettrica verso la Penisola. Non solo di energia prodotta negli stabilimenti tunisini. Sarà un primo passo per un’integrazione energetica fra Europa e Nordafrica. Ma perché il “Piano Mattei” ha proprio questo nome, e chi è stato per l’Italia Enrico Mattei?
L’uomo che ha fondato Eni
Mattei ha iniziato la sua carriera da vicepresidente dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani). Riceverà poi l’incarico di commissario liquidatore, riorganizzando con successo l’Agip e dotandola del celebre logo col cane a sei zampe. Diede vita all’Eni nel 1953, e fu fautore di una politica energetica di successo volta alla ricerca di fonti di approvvigionamento e alla costruzione di nuovi gasdotti. Eni diventa il fulcro della nascente industria italiana, e da essa si sono gettate le basi per la sfida alle grandi potenze straniere sul piano internazionale che ha caratterizzato il boom economico degli anni sessanta.
Il “metodo Mattei”
Enrico Mattei si è occupato dell’organizzazione della politica energetica italiana. Una delle sue grandi intuizioni è stata la presenza di collaboratori attivi sulla scena internazionale, in grado di stabilire contatti e alleanze. Con l’Eni lungo tutti gli anni Cinquanta Mattei ha cercato di opporsi al cartello delle Sette Sorelle – nome coniato dallo stesso Mattei per definire le sette compagnie petrolifere che detenevano il monopolio del cartello – per l’approvvigionamento petrolifero nei paesi arabi. Lui stesso ha dichiarato: «Abbiamo iniziato una nuova formula. Paghiamo i diritti che pagano gli altri e in più coinvolgiamo il Paese produttore al 50% nella produzione e nello sviluppo delle proprie risorse».
L’incidente aereo
Nei primi anni Sessanta l’economia italiana stava crescendo a ritmi vertiginosi, anche grazie ai costi produttivi assolutamente concorrenziali ottenuti con la politica energetica di Mattei. Il 27 ottobre 1962, di ritorno da un comizio a Gagliano Castelferrato, in Sicilia, l’industriale muore in un misterioso disastro aereo schiantandosi in provincia di Pavia. A seguito dall’incidente sono nati numerosi dubbi e teorie complottiste: dalla CIA, alla Mafia, fino alle Sette Sorelle, passando per lo stesso Stato italiano. Sarebbero stati in tanti a temere il crescente potere e successo dell’industriale italiano. Purtroppo non si è mai riusciti a stabilire una verità certa. La scomparsa di Enrico Mattei ha lasciato un vuoto incolmabile nell’economia italiana, ma anche una mentalità inedita, visionaria, permettendo al Paese di affermarsi a livello internazionale. Rievocare il suo nome – quando si parla di un nuovo capitolo della politica energetica italiana – non può che essere di buon auspicio.