Cercare vestiti di seconda mano e imbattersi in materiale pornografico, spesso a pagamento. Nessuna storia raccontata dall’amico simpatico del gruppo ma una realtà concreta presente su Vinted. Quello della piattaforma lituana è solo l’ultimo di numerosi casi in cui sezioni nate per fini commerciali diventano vettori per la diffusione di contenuti erotici.
Cosa succede
Un annuncio di un costume, un bikini o un intimo. Tutto nella norma sulla piattaforma europea più diffusa (solo in Francia 23 milioni di iscritti) per lo shopping second hand. Poi si scorre bene e si nota qualcosa di anomalo: un secondo link, un emoji che poco ha a che fare con il prodotto o un inequivocabile “scrivimi in privato”. Tramite queste modalità negli ultimi mesi alcuni iscritti hanno fatto di Vinted un mezzo e non un fine. Una vetrina per rimandare a siti contenenti materiali pornografici. A denunciare questa problematica è stata un’inchiesta del sito francese L’Informe.
Il problema, però, non si esaurisce nel singolo caso, ma apre anzi ulteriori ragionamenti. Primo su tutti, la fragilità di una piattaforma nata come area di shopping online e diventata, seppur involontariamente, luogo di diffusione di contenuti per adulti. Ne consegue un’altra criticità: quella della protezione dei minori, tema molto ricorrente in questo periodo. La questione Spid e autenticazione per accedere ai siti porno, al 19 novembre 2025 non ancora entrata effettivamente in vigore, ha come scopo proprio la tutela dei non maggiorenni.

La risposta di Vinted
Preso atto della problematica, la piattaforma, nata nel 2008 in Lituania, ha ribadito una politica di “non tolleranza” verso i protagonisti di questa pratica e ha invitato gli utenti a segnalarne qualsiasi traccia. Al momento però è palese come Vinted non sia in grado di arginare questa “falla” nel proprio sistema. Per immagine e credibilità è dunque logico aspettarsi un intervento a livello di sistema informatico, in modo da rendere impossibile qualsiasi collegamento con piattaforme esterne.
La punta dell’iceberg
Questo scandalo che ha coinvolto Vinted negli ultimi giorni è solo uno una conferma del più generale problema sistemico delle piattaforme digitali. Luoghi teoricamente di aggregazione che diventano invece palcoscenico di operati illegittimi: vendita di prodotti non autorizzati, contenuti pornografici non regolamentati, foto di utenti “rubate” e riutilizzate, per citarne solo alcuni.
È sotto gli occhi di tutti che la velocità di crescita di queste piattaforme abbia superato la capacità degli stati di controllarle, con tutte le conseguenze del caso. Ma è altrettanto evidente che ci si stia pericolosamente avvicinando a un punto di non ritorno. A una realtà, in cui ogni utente ha piena libertà di azione in queste aree solo parzialmente controllate, che necessita di un intervento tempestivo dei rispettivi governi.
