Servirà un nuovo processo d’appello per stabilire la verità sulla morte di Martina Rossi, studentessa genovese di vent’anni, precipitata il 3 agosto del 2011 da un balcone dell’hotel Santa Ana di Palma di Maiorca, dove era in vacanza. La Corte di Cassazione ha infatti annullato la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Firenze, che aveva assolto i due imputati, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, ventottenni di Castiglion Fibocchi, in provincia di Arezzo.
Sono state dunque accolte le richieste del Procuratore generale, Domenico Seccia, che aveva severamente criticato i giudici d’appello per aver «travisato» prove e indizi, interpretandoli in modo «superficiale» e «frammentario» senza collegare «gli uni agli altri ai fini della valutazione globale». I due imputati, per l’accusa, sarebbero entrati nella camera della giovane, la numero 609, e lì avrebbero tentato di violentarla provocandone involontariamente la morte.
Respinta invece la tesi sostenuta dalla difesa, secondo la quale la vittima si sarebbe gettata dal sesto piano del balcone dell’albergo perché respinta da Albertoni e Vanneschi. Tesi difensiva che ha descritto Martina Rossi come una ragazza affetta da gravi problemi psicologici, con abbigliamento e comportamenti lascivi. Parole, queste, che hanno suscitato l’indignazione dei genitori di Martina, Bruno Rossi e Franca Murialdo. I successivi attimi di tensione hanno poi portato alla sospensione dell’udienza per cinque minuti.
La vicenda processuale
Gli imputati, in primo grado, erano stati condannati dal Tribunale di Arezzo a 6 anni di reclusione per i reati di tentata violenza sessuale e di morte come conseguenza di altro delitto. In appello, invece, era arrivata l’assoluzione per la tentata violenza sessuale. I giudici del secondo grado hanno infatti ritenuto credibile la testimonianza di un’addetta dell’hotel, Francisca Puga, che ha raccontato ai magistrati spagnoli di aver visto la ragazza buttarsi. Dichiarato estinto per prescrizione il secondo reato. Circostanza che ha suscitato polemiche e ha provocato un intervento del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Il Ministro domani incontrerà i genitori di Martina per essere informato sulla vicenda.
Rischio di una nuova prescrizione
Anche la tentata violenza sessuale rischia di andare in prescrizione se non si perverrà a una sentenza definitiva entro agosto (si dovrà comunque tenere conto dell’interruzione dei termini per il lockdown). Il tempo è davvero poco perché dopo il processo d’appello bis quasi certamente seguirà un ulteriore ricorso in Cassazione. Ne è consapevole Bruno Rossi, che invita i magistrati a fare presto per ristabilire la verità: “Martina deve avere giustizia, perché se lo merita”.