La seconda vita di Aladin in comunità: «Non esistono cattivi ragazzi»

Realtà difficili, quartieri complessi e prospettive che scarseggiano. Per questo e altri motivi spesso i giovani milanesi si trovano invischiati in situazioni e contesti che li portano a commettere errori. Aladin, ragazzo del quartiere Baggio di Milano, è uno di questi.

«Non esistono cattivi ragazzi. A continuare a sbagliare ci perdi e basta». Le sue parole sono quelle di un ragazzo maturo, cosciente del proprio errore e con un forte attaccamento alla famiglia e al desiderio di riscattarsi. La comunità Kayros di don Claudio Burgio accoglie Aladin da un anno e mezzo, accompagnandolo giorno per giorno attraverso un percorso di crescita umana e sociale fatto di piccoli e grandi passi in avanti.

La storia di Aladin:
Umberto Maria Porreca

Sono volato dalla più profonda costa Abruzzese a Milano col sogno del giornalismo sportivo nel cassetto e poche certezze nelle tasche e nella testa. Mio padre mi voleva ingegnere, ma la matematica non sarà mai il mio mestiere. Amante della musica italiana e del buon cibo da ovunque esso provenga, ho scritto per due anni per il settimanale di calcio giovanile lombardo/piemontese Sprint&Sport e ho collaborato con The Shot, testata di basket. Lo sport (parlato, non praticato) è il mio pane e la mia vita è stata profondamente influenzata da Andriy Shevchenko. Inseguo il mio sogno sulle note di Fabrizio De Andrè.

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