Il 22 maggio viene celebrata in tutto il mondo la Giornata mondiale della biodiversità, da quando nel 2000, all’Onu, è stata adottata la Convenzione sulla Diversità Biologica. Il 22 maggio è quindi l’occasione per riflettere e discutere sull’importanza delle specie animali e vegetali e dei loro habitat, e sulla necessità di tutelarli.
Legambiente in primo piano
La prima associazione ad essere in campo nella lotta per la preservazione delle biodiversità è Legambiente: nel suo dossier del 2020 fa presente quanto l’Italia sia «in forte ritardo nel raggiungere gli obiettivi sulla conservazione della natura». Legambiente è presente fin dagli albori della coscienza ecologica. Nasce nel 1980 «e non a caso di lì a qualche anno sarebbe nata la Legge Galasso sulla mappatura del territorio», che ha introdotto a livello normativo una serie di tutele sui beni paesaggistici e ambientali, come ricorda il presidente di Legambiente Valdera, Luciano Carlotti.
«Per rendere più forti i nostri ecosistemi – spiega Antonio Nicoletti, responsabile aree protette e biodiversità di Legambiente – serve incrementare la percentuale di aree naturali protette, marine e terrestri, e porsi l’obiettivo di tutelare efficacemente il 30% del territorio nazionale entro il 2030. È importante realizzare aree in cui non siano permesse attività antropiche».
La regolazione biologica
“Tutelare la natura e le biodiversità”, ma cosa vuol dire nel concreto? «Un occhio di riguardo va riservato al controllo biologico. Utilizzando i pesticidi pensiamo di eliminare solo gli insetti dannosi alle nostre coltivazioni, ma in realtà eliminiamo anche quella serie di alleati naturali, come i ragni, che ci aiutano a proteggere le nostre coltivazioni dagli insetti». Dice Malayka Picchi, assistente alla ricerca in Entomologia alla Scuola Superiore Sant’Anna, durante l’incontro sulla biodiversità mediato da Volt Toscana.
Detto in termini molto semplici ma non meno veri: con gli insetticidi i nostri alleati naturali muoiono mentre il vero insetto dannoso comincia a sviluppare resistenza.
Uno studio del 2017 stima che la comunità dei ragni si nutra ogni anno di 400-800 milioni di tonnellate di insetti.
Il ruolo cardine dell’agricoltore
«L’agricoltore è il primo consapevole di avere a disposizione tante specie da tutelare quindi è dovere dei legislatori tutelare il loro lavoro», afferma Luigina Di Lorenzo, laureata in Scienze Agrarie e candidata alle elezioni regionali #toscana2020 per Italia in Comune nella lista “SVOLTA!”
«Ci sono alcuni strumenti – continua Di Lorenzo – in primis quelli previsti dalla Politica Agricola Comune (PAC), che fanno parte di aiuti europei. Gli imprenditori agricoli, per accedere a questi contributi, devono diversificare le colture, mantenere pascoli e prati inerbiti. Una grande opportunità per lo sviluppo della biodiversità. Gli agricoltori che ottemperano agli obblighi di avere delle aree ecologiche nel loro terreno (come laghetti o aeree dover far crescere varie specie) possono accedere a questi aiuti».
Ma ci sono anche altre vie per dare spazio alla biodiversità, come incentivare il ricambio generazionale nelle aziende agricole. La nuova generazione infatti permetterebbe di abbracciare il tema ecologico senza lasciare in disparte la tradizione.