
Klarna, colosso europeo del fintech e leader mondiale del “buy now, pay later” (Bnpl), vive un momento turbolento. Fondata nel 2005, la società svedese conta oltre 100 milioni di utenti attivi e 724.000 partner commerciali. Eppure, il primo trimestre 2025 si è chiuso con perdite nette di 99 milioni di dollari, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2024. Ma non è solo una questione di bilanci: dietro i numeri c’è una realtà di clienti sempre più in difficoltà con le rate, mettendo sotto pressione l’intero modello di business.
Come funziona il Bnpl (e dove si inceppa)
Il meccanismo sembra semplice e vincente: il cliente compra un prodotto da 200 dollari, paga subito 50, e i restanti 150 vengono divisi in tre rate mensili senza interessi. Klarna anticipa al negoziante l’intero importo, guadagnando dalle commissioni dei partner e dalle penali ai clienti morosi. Questo ha reso i beni di consumo — anche i non essenziali — più accessibili, allargando il bacino di acquirenti.
Ma qui nascono i problemi. Klarna deve contare sulla puntualità dei pagamenti, ma i dati mostrano altro. Secondo LendingTree, il 41% degli utenti americani ha saltato almeno un pagamento nell’ultimo anno, contro il 34% del 2024. E il fenomeno cresce, soprattutto negli USA, dove le abitudini sono cambiate e il Bnpl non si usa più solo per “beni voluttuari”, ma sempre più per spese quotidiane. Gli acquisti di generi alimentari a rate sono saliti del 14% rispetto all’anno precedente.
Debiti che si accumulano
L’accesso facile al credito amplifica il problema: le richieste vengono approvate quasi in tempo reale, senza verifiche solide sulla solvibilità. Così molti consumatori finiscono per accumulare debiti su più fronti, senza vere garanzie di poterli saldare.
Il Consumer Financial Protection Bureau (Cfpb), sotto Biden, aveva tentato di introdurre regole più severe, avvicinando i servizi Bnpl alle carte di credito in termini di trasparenza e tutela. Ma il ritorno di Trump e la maggioranza repubblicana al Congresso hanno bloccato tutto, lasciando il settore deregolamentato.
La risposta di Klarna
Per arginare l’emorragia, Klarna ha avviato una drastica ristrutturazione: in due anni ha ridotto del 40% la forza lavoro, passando da 5.000 a 3.000 dipendenti, e ha sospeso i piani per quotarsi in borsa negli USA. L’automazione ha migliorato la produttività: ogni dipendente genera oggi quasi un milione di dollari di ricavi. Tuttavia, lo stesso CEO, Sebastian Siemiatkowski, ammette che l’intelligenza artificiale non basta per affrontare le complessità legate ai mancati pagamenti.
Una parte delle perdite deriva dai costi straordinari per licenziamenti e ristrutturazioni. Ma l’aumento del 17% delle perdite sui crediti, pari a 136 milioni di dollari, evidenzia problemi strutturali che tagli e algoritmi non risolvono. Il rischio? Che Klarna finisca vittima del sistema che ha creato: un credito facile che si trasforma in debiti ingestibili, alimentando un circolo vizioso di morosità e perdite.