Mortalità precoce dovuta all’inquinamento atmosferico nelle città europee: una valutazione dell’impatto sulla salute, è questo il titolo dello studio pubblicato sulla rivista britannica The Lancet Planetary Health, che colloca Milano al quinto posto nella classifica delle città d’Europa con il più alto tasso di mortalità per inquinamento da NO2.
L’articolo, primo nel suo genere, si propone di fare una stima della mortalità prematura causata dall’inquinamento atmosferico, focalizzando l’attenzione su due specifiche sostanze: PM2·5 e NO2. Nonostante l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla mortalità a livello mondiale fosse già stato studiato dalla comunità scientifica, era in gran parte ancora sconosciuta la portata degli effetti sulla salute dell’inquinamento dell’aria a livello urbano.
Milano in top 5 per tasso di mortalità da NO2
Tra le città in cui è stata rilevata un’incidenza maggiore tra morti premature per inquinamento atmosferico c’è, appunto, l’area metropolitana di Milano, che comprende anche il comune di Monza. In special modo il capoluogo lombardo è al quinto posto per tassi di mortalità da NO2, con una media annua di 38.0 μg/m3 di diossido d’azoto. Il dato più rilevante però è quello che stima il numero dei decessi evitabili se solo fossero mantenute le linee guida dell’OMS: 103.
Anche nella seconda classifica, quella che descrive il tasso di mortalità causata dalle PM2·5, Milano ha una posizione poco invidiabile. Il capoluogo lombardo si trova al tredicesimo posto, con un livello annuo medio di 27.4 μg/m3. Impressiona soprattutto però il dato di decessi evitabili, che nel caso delle polveri sottili raggiunge i 3967 soggetti.
Le premesse
Sia le PM2·5 – particolati fini di dimensioni inferiori ai 2.5 micrometri che riescono ad attraversare il tessuto della trachea e dei bronchi – che il gas diossido d’azoto (NO2) si trovano in sospensione nell’aria che respiriamo, e, se presenti in quantità eccessive, sono correlati a un maggior rischio di tumori e malattie respiratorie e cardiache. In particolar modo uno studio della rivista scientifica Lancet del 2013 ha mostrato una relazione diretta fra PM2·5, NO2 e scompenso cardiaco.
Sempre nel 2013, in un altro articolo pubblicato su Lancet Oncology, fu dimostrata una relazione diretta fra la quantità di PM2·5 e, NO2 nell’aria e l’insorgenza di cancro al polmone. Tesi confermata anche da uno studio italiano realizzato dalla Fondazione Veronesi: con l’aumento di 5 microgrammi di particelle per metro cubo, cresce il rischio di cancro al polmone del 18%. È per questo motivo che l’OMS, nelle sue linee guida, ha indicato delle soglie tollerabili di inquinamento atmosferico sopra le quali è bene non salire, al fine di evitare incrementi nell’incidenza di tumori e patologie cardiovascolari.
Lo studio
L’articolo del Lancet pubblicato il 19 gennaio è uno studio quantitativo per l’anno 2015 che fa una stima – è quindi una previsione, non una certezza – dell’effetto di PM2·5 e NO2 sulla mortalità per cause naturali in 969 città e 47 metropoli europee. È stata stimata la mortalità prematura annua, ovvero un decesso che avviene ad un’età inferiore rispetto alla mortalità media in Europa, che si potrebbe prevenire se si rispettassero i valori di PM2·5 e NO2 che l’OMS raccomanda nelle sue linee guida.
Dalla raccolta e dall’incrocio dei dati osservati sono state ricavate le conseguenti stime, grazie alle quali è stata stilata una classifica delle città europee con i tassi più alti di mortalità associata all’esposizione a questi agenti inquinanti.
I risultati
I risultati dello studio hanno dimostrato come una considerevole percentuale di decessi prematuri nelle città europee potrebbe essere evitata riducendo le concentrazioni di inquinamento atmosferico al di sotto delle soglie indicate come critiche dalle linee guida dell’OMS. È stato osservato che la mortalità evitabile – quindi la percentuale di soggetti che non morirebbero se si seguissero le linee guida – varia molto da città a città.