Un palazzetto da hockey, un anfiteatro e una piccola casa per il thè collegata al complesso principale da un ponte sospeso di 80 metri. Questi sono solo alcuni dei possedimenti citati da Aleksej Navalny, nella sua recente inchiesta contro il presidente Vladimir Putin. Secondo il dissidente russo, arrestato domenica 17 gennaio al suo ritorno da Berlino, il presidente avrebbe costruito una cittadella di 14 mila metri quadrati vicino a Galelndzhik, sul Mar Nero.
Il sito
La Fondazione per la lotta alla corruzione (FBK), organizzazione guidata da Navalny, ha dedicato un vero e proprio sito nel quale sono presenti decine di foto satellitari e un video di 2 ore che ha già raggiunto circa 25 milioni di visualizzazioni. Il progetto è stato concluso prima del suo arresto a Mosca e l’intero materiale è stato frutto di anni di lavoro: «Tutti ci dicevano che la villa era impossibile da filmare. Noi ci siamo riusciti al terzo tentativo», ha dichiarato lo stesso Navalny.
Questa cittadella, infatti, possiede recinzioni inaccessibili, un porto, guardie personali, una chiesa, un posto di controllo di frontiera e una no-fly zone. Il palazzo sarebbe costato oltre 1,1 miliardi di euro ma, secondo le ultime dichiarazioni del Cremlino, Putin avrebbe solo commissionato la costruzione di questa villa che sarebbe poi stata acquistata dall’uomo d’affari Alexander Ponomarenko. Inoltre, Navalny sostiene che sia stato finanziato anche con fondi illeciti, trasformandolo così nel «più grande atto di corruzione al mondo». Il portavoce di Putin non ha tardato a smentire questa teoria.
Le prime notizie sul “Putin’s Residence”
Le prime informazioni su questa misteriosa “villa di Putin” risalgono al 2010, quando un imprenditore vicino al governo russo, Sergei Kolesnikov, ha inviato una lettera aperta denunciando la costruzione di un enorme palazzo a Gelendzhik, 200 chilometri a nord di Sochi. Nel 2011, invece, Wikileaks pubblicò decine di foto di interni ed esterni, scattate quasi sicuramente dai lavoratori presenti sul luogo. Il palazzo si trova persino su Google Maps, denominato proprio come “Putin’s Residence”.
L’inchiesta di Navalny non si è limitata a esporre fatti compromettenti sul conto del presidente Putin, ma si rivolge direttamente alla popolazione russa. All’inizio del video chiede, infatti, di scendere in strada sabato 23 gennaio e manifestare per la verità e per i diritti delle persone. Come ribadiscono i suoi sostenitori: «Per molti anni, Navalny ha combattuto per i nostri diritti. Ora è il momento di combattere per lui».