L’insostenibile leggerezza del litio nella caduta di Evo Morales

Il peso dell’economia si riversa sulla politica. È quanto successo nel caso di Evo Morales, ormai ex presidente della Bolivia, dimessosi e fuggito l’11 novembre scorso.

Secondo quanto scrive Linkiesta infatti, dietro l’esilio di Morales si celerebbero interessi economici internazionali, legati in particolare all’industria del litio.

L’oro bianco della Bolivia

Chiamato oro bianco, il litio è un metallo estremamente prezioso, usato per realizzare le batterie ricaricabili di cellulari, tablet e macchine elettriche. Non è un caso che il Premio Nobel per la Chimica di quest’anno sia andato proprio a John B. Goodenough, M. Stanley Whittingham ed Akira Yoshino, ricercatori a cui è stato riconosciuto il merito di aver inventato le batterie agli ioni di litio. La domanda del prodotto è molto alta e il mercato abbraccia diversi paesi asiatici ed europei.

Dal modello statalista di Morales all’apertura verso la Cina

Cile, Argentina e Bolivia. Sono questi i maggiori produttori di litio in America Latina, continente che ne detiene l’80% delle riserve mondiali.

Tra questi, però, il modello industriale boliviano rappresenta un’eccezione. Sia Cile che Argentina – anche se per quest’ultima le cose potrebbero cambiare con l’istituzione del nuovo governo – hanno adottato un approccio economico liberale, aprendo in modo più o meno netto ai privati esteri, statunitensi e non.

Il paradigma di Morales, «il grande leader indiano del sud», come lo ha definito Nicolàs Maduro, è invece ben diverso. Da sempre vicino all’ideologia socialista, il tre volte presidente boliviano ha permesso l’estrazione del litio soltanto ad aziende statali.

In un secondo momento, per portare la Bolivia ad esser il primo produttore di litio, l’ex presidente ha tuttavia aperto le porte ad investitori stranieri, tedeschi e in particolar modo i cinesi della società Tbea Group Co. Ltd. È proprio la Cina ad aver condannato la cacciata di Evo Morales, per alcuni trattatosi di un vero e proprio “golpe del litio” messo a segno dagli USA.

Gli interessi statunitensi

Il peso dell’industria del litio ha influito in modo particolare nel momento in cui i cenni d’apertura al mercato estero hanno attirato l’attenzione delle grandi multinazionali americane, interessate ad entrare nel “business del secolo”.

Non è un caso che gli Stati Uniti stessi abbiano festeggiato e riconosciuto ufficialmente l’insediamento del nuovo governo di Jeanine Anez, esponente di centrodestra. Autoproclamatasi Presidente, la senatrice di Unidad Democratica ha posizioni di certo più vicine a Washington. È legittimo pensare che compirà un ulteriore avvicinamento dell’industria del litio in seguito alle pressioni degli attori americani.

La Dottrina Monroe, formulata nel 1823, sembra tutt’altro che passata di moda: gli USA non hanno nessuna intenzione di perdere l’influenza sul proprio giardino di casa.

Carolina Zanoni

NATA NELLA GIORNATA MONDIALE DELLA LIBERTÀ DI STAMPA, NON AVREI POTUTO SCEGLIERE UNA STRADA DIVERSA. LAUREATA IN LETTERE ALL'UNIVERSITÀ DI VERONA, OGGI SONO GIORNALISTA PRATICANTE PER MASTERX IULM-MEDIASET. SONO APPASSIONATA DI POLITICA, ANCHE EUROPEA. HO COLLABORATO CON “TOTAL EU”, “ITALPRESS” E “DIRE” ALL'INTERNO DELLE ISTITUZIONI EUROPEE A BRUXELLES E A STRASBURGO. Mi PIACE INTERVISTARE E STAR DIETRO LE QUINTE A RACCONTARE LE DINAMICHE DEL PIÙ INTRIGANTE SPETTACOLO (O CIRCO) DEL MONDO: LA POLITICA.

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