Al vertice di Parigi del 29 gennaio, la trattativa diplomatica tra Israele e la Striscia di Gaza ha raggiunto il suo culmine. Si sono palesate le possibilità del rilascio degli ostaggi israeliani, da parte di Hamas, e di un’interruzione del conflitto per sei settimane. Al vertice hanno partecipato Israele, Stati Uniti, Egitto e Qatar che, tra l’altro, si confermano come i principali mediatori del conflitto mediorientale.
Il Qatar sta svolgendo un ruolo fondamentale nelle trattative, complice la posizione che ricopre in ambito internazionale, sia con USA sia con i paesi arabi. Eppure, il tiro alla fune tra le parti in causa è ancora in atto e, nonostante la bozza sviluppata al vertice di Parigi, un’interruzione reale del conflitto sembra lontana. Si palesano le proposte, ma le posizioni di Hamas e di Israele sono lontanissime dal trovare un reale accordo. Gli aggiornamenti degli ultimi giorni ne sono la prova.
Il blocco degli aiuti
Nonostante i buoni propositi del vertice, le problematiche tra la popolazione israeliana e quella palestinese sono ancora tantissime. I coloni israeliani puntano al rafforzamento degli insediamenti. Il presidente americano Joe Biden, minaccia di aumentare le sanzioni e di impedire l’ingresso negli Stati Uniti a tutti coloro che cerchino di bloccare i convogli di aiuti diretti a Gaza. Ieri, erano 150 le persone sedute sulle strade che portano alla Striscia di Gaza, intenti a bloccare i camion degli aiuti umanitari. Si tratta di appartenenti ai gruppi sionisti religiosi. Lo scopo è quello di rafforzare la posizione di Israele nel conflitto in atto.
Il premier Benjamin Netanyahu sostiene che Israele abbia concordato gli aiuti diretti verso Gaza per la popolazione affamata. Per questo motivo, Netanyahu afferma che chiunque venga ritrovato impegnato in operazioni contro gli accordi presi sarà considerato fuori legge, e per questo sanzionato. Nonostante ciò, in realtà, la popolazione israeliana coinvolta in attività illecite, è stata arrestata ma quasi immediatamente rilasciata. Si percepiscono le spinte di una guerra che sembra lontana dalla fine. Le problematiche territoriali si trasformano in attriti entici e culturali. la parte della popolazione israeliana sionista e ortodossa vuole la fine della presenza palestinese nella Striscia.
Il massacro nella Striscia di Gaza continua, L’ONU riafferma la necessità di proseguire con gli aiuti alla popolazione palestinese, ormai allo stremo, complice il caso UNRWA che ha complicato notevolmente la situazione e rallentato gli aiuti. Il ministero della salute a Gaza conferma i dati. Al 25 gennaio il bilancio era salito a 25.900 morti, di cui le principali vittime erano civili, donne e bambini.
Le posizioni di Hamas e quelle di Israele
Hamas vuole che Israele rinunci alla gestione di Gaza. Questo significa che le colonie israeliane ora presenti, dovrebbero essere smantellate. Ma c’è di più, questo processo dovrebbe portare alla formazione di uno stato palestinese, un’autoaffermazione politica e territoriale bramata ormai dal 1948. Da parte sua, Israele e il premier Netanyahu, definiscono irresponsabile un accordo con Hamas. Motivo per il quale, da parte israeliana, non si ha alcuna intenzione di liberare i centinaia di prigionieri palestinesi né, tantomeno, di ritirare le truppe. Solo una parola d’ordine è concepita, ed è quella relativa all’annientamento di Hamas.